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Video | “Stop ideologie, no alla legge contro la canapa”: l’appello di produttori e Coldiretti

PoliticaVideo | “Stop ideologie, no alla legge contro la canapa”: l’appello di produttori e Coldiretti

ROMA – “No alla legge contro la canapa! Non cancellate il nostro futuro”. E’ il grido d’allarme lanciato dai produttori di canapa italiani, riuniti a Roma con Coldiretti, Filiera Italia e ICI – Imprenditori Canapa Italia. Con una vasta esposizione dei propri prodotti, hanno voluto dimostrare con i fatti l’insensatezza della norma prevista dal Ddl Sicurezza che minaccia la sopravvivenza delle loro aziende. Il provvedimento, nella sua formulazione attuale, rischia infatti di azzerare immotivatamente una filiera che vale mezzo miliardo di euro, con tremila aziende agricole e trentamila posti di lavoro e un peso rilevante sull’innovazione green e sul rilancio delle zone interne.

‘Il volume d’affari del settore supera i 500 milioni, il 95% generato dall’export’, spiega Raffaele Desiante, Presidente Imprenditori Canapa Italia – ICI, ‘parliamo di una filiera nata solo nel 2016 dopo un lungo stop durato decenni. La maggior parte degli operatori ha meno di 35 anni, a differenza di altre filiere, dimostrando come il settore sia creatore di occupazione giovanile’, e se oggi la filiera vale mezzo miliardo ‘potremmo raggiungere un volume di affari da 1 miliardo nel 2029’. Canapa industriale ‘priva di qualsiasi potere drogante’, ricord ail presidente ICI, ‘non generiamo alcun rischio per salute pubblica e stradale’, ma ‘vietare le infiorescenze significa minare la filiera della canapa industriale’, perché sono essenziali per lo sviluppo della pianta e sono anche la parte di maggior valore.
Gli effetti del ddl Sicurezza sono deleteri e contraddittori, perché ‘mentre in legge di stabilità si chiedono sacrifici è assurdo si decida di colpire il nostro settore’, con la conseguenza che ‘molti inevitabilmente perderanno il lavoro’. Se l’art. 18 del Ddl sicurezza sarà approvato ‘dovremo avanzare una richiesta danni allo Stato, perché abbiamo investito milioni confidando sullo Stato di diritto e sulla legislazione vigente’, conclude, e ‘se non si potrà sopprimere l’art. 18 chiediamo almeno venga fissata l’entrata in vigore al 2026 per permettere alle aziende di esaurire gli stock e riorganizzarsi, anche se ciò significa cambiare totalmente lo scopo dell’azienda, bruciando gli investimenti fatti’.Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it

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