ROMA – Diete e produzione animale, implicazioni etiche, ambientali e di salute. Questo il tema dell’incontro ‘Mangiare secondo natura: la scienza conferma che siamo onnivori’, che si è svolto a Roma. Protagonisti dell’evento il veterinario e divulgatore scientifico spagnolo Juan Pascual, autore del volume ‘Perché essere onnivori’ (Edizioni LSWR, 2024) ed Elisabetta Bernardi, biologa, nutrizionista, docente di biologia della nutrizione presso l’Università degli studi di Bari e autrice del libro ‘Mangiare secondo la scienza’ (Edizioni Dedalo, 2024).
Durante il dibattito si è evidenziato il fatto che la malnutrizione continua a essere una delle piaghe dell’umanità. Secondo la FAO, infatti, oltre 733 milioni di persone, più di 1 su 10 in tutto il mondo, soffrono di grave denutrizione e fino a 2 miliardi di persone hanno difficoltà ad assumere regolarmente tutti i nutrienti necessari. E la situazione peggiora a livello pediatrico: tra i bambini di età inferiore ai 2 anni, solo un terzo riceve la quantità di alimenti adeguata. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che i bambini di questa età consumino quotidianamente carne e uova perché sono ricche di ferro e zinco. Tuttavia, solo 1 bambino su 3 consuma quotidianamente carne o pesce e solo 1 su 5 ha accesso alle uova.
Juan Pascual ha spiegato perché i prodotti di origine animale sono importanti: “È indubbio che ognuno debba scegliere liberamente come vivere e che cosa mangiare, tuttavia quando si parla di sana nutrizione bisogna rifuggire da soluzioni arbitrarie basate sul convenzionalismo, ideologie, pregiudizi e falsi miti che non hanno alcuna base se non le emozioni e le credenze di coloro che le promuovono. Deve essere la scienza, e non le convinzioni di alcune organizzazioni, a definire ciò che determina o meno il benessere”.
Rinunciare agli alimenti di origine animale non è semplice in realtà. Secondo uno studio pubblicato su Psychology Today, tra le persone che abbracciano lo stile di vita vegetariano e vegano a livello mondiale, ben l’84% lo abbandona per vari motivi come difficoltà di attuazione della dieta o, più frequentemente, deterioramento della salute. E in Italia, secondo gli ultimi dati Eurispes, il 93,4% della popolazione è onnivoro.
“Mangiare o non mangiare un alimento- ha dichiarato Elisabetta Bernardi- limitare troppo o esagerare con un nutriente può ottimizzare o rendere difficili alcuni processi. Molte delle nostre predisposizioni sono scritte nel DNA, tuttavia c’è una sorta di interruttore che accende o spegne un gene, una caratteristica, una predisposizione e a giocare un ruolo fondamentale sono gli stili di vita, l’ambiente in cui viviamo e ciò che mangiamo. Una cattiva nutrizione, infatti, può portare alla riduzione della nostra risposta immunitaria aumentando la suscettibilità alle malattie e compromettere lo sviluppo fisico e mentale. Senza contare i rischi concreti che un’alimentazione povera di proteine può causare. Quando l’organismo ha bisogno di proteine o di aminoacidi e non ne riceve a sufficienza dalla dieta, può iniziare a degradare le proteine muscolari per ottenere gli aminoacidi necessari (anche il cuore è un muscolo). Questo processo si chiama catabolismo proteico ed è uno dei motivi per cui una dieta insufficiente in proteine può portare a perdita di massa muscolare, compromettendo la forza, la funzionalità fisica e il metabolismo basale”.
L’allevamento, poi, si inserisce di diritto nell’economia circolare e “gli animali trasformano ciò che noi non siamo in grado di trasformare- ha affermato Pascual- scarti vegetali che per noi non hanno alcun valore, ma che loro convertono in proteine di alto valore biologico”.
Essere onnivori dunque è una risorsa anche per il pianeta, gli animali diventano una parte fondamentale di questo ecosistema, aiutandoci a limitare gli sprechi. Che cosa succederebbe, quindi, se diventassimo tutti vegani? “Una totale catastrofe ambientale, sanitaria e nutrizionale”, ha confermato Juan Pascual.
Le produzioni animali tornano a essere un tema sensibile anche quando ci si addentra nella farmacopea animale: senza gli animali saremmo costretti a fare a meno di alcuni farmaci, anche se questi salvano la vita a milioni di persone ogni anno. Il caso più emblematico è quello dell’eparina, composto naturale che si trova nelle mucose di alcuni animali (suino e bovino), utilizzata nel trattamento delle malattie circolatorie come la trombosi, o ancora nel biomedicale con l’utilizzo del pericardio bovino per costruire valvole cardiache biologiche, sfruttando le peculiari caratteristiche del tessuto animale ricco di collagene, flessibile ma capace di garantire un’ottima robustezza. Anche il mondo dei volatili fa parte, poi, della farmacopea animale: a loro dobbiamo il contributo più importante nella produzione di vaccini o acido ialuronico utilizzato per trattare l’artrosi da lieve a moderata.
“Non so quante vite si sarebbero perse senza le cure che ci forniscono gli animali- è l’avvertimento di Juan Pascual- ma indubbiamente si tratta di centinaia di milioni ogni anno. Sarebbe morale smettere di produrre questi farmaci?”.
Negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha dimostrato quanto la nostra dieta possa influire profondamente sul nostro benessere generale, la prevenzione delle malattie e la gestione delle condizioni croniche. Questo stretto rapporto tra nutrizione e salute sottolinea la necessità di pratiche dietetiche ben pianificate ed equilibrate. La nutrizione, infatti, gioca un ruolo determinante nella prevenzione di malattie cardiache, diabete, obesità e alcuni tipi di cancro. Secondo un recente studio statunitense pubblicato su ‘Nature’, emerge che tra i principali nutrienti con maggiore azione coadiuvante delle terapie antitumorali, l’acido trans-vaccenico alimentare (TVA), che si trova soprattutto nei ruminanti come bovini e ovini e nei prodotti lattiero caseari come latte e formaggi, sia risultato il più efficace a promuovere l’immunità antitumorale.
“I risultati di questo studio- ha sottolineato Elisabetta Bernardi- ribadiscono l’importanza di una dieta completa di tutti gli alimenti come può essere quella mediterranea perché ciò che mangiamo influenza la nostra salute e sarebbe un peccato privarsi di alcuni cibi, magari in seguito a convinzioni errate”.Ma essere onnivori ha anche un valore sociale. Approcciarsi al cibo in un’ottica di varietà, infatti, è anche alla base della Dieta Mediterranea che fa della nutrizione anche un momento di scambio e condivisione “e l’ingrediente segreto di questo stile di vita- ha concluso Bernardi- è proprio la convivialità intesa come strumento per diffondere le buone abitudini alimentari. I bambini che mangiano in famiglia, che condividono il pasto, non ottengono soltanto cibo dalla famiglia ma anche benessere psicologico”.
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