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VIDEO | L’allarme degli ambulatori privati: “A rischio chiusura 27mila strutture private accreditate”

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ROMA – I tagli alle tariffe previste nel nuovo Nomenclatore Tariffario non consentiranno più di coprire le spese, un fatto che porterà inevitabilmente al deficit totale degli ospedali pubblici in piano di rientro, che sarà risanato direttamente dai cittadini italiani (e il danno erariale?), e al fallimento delle strutture sanitarie private accreditate, con conseguente licenziamento dei dipendenti, o con la svendita delle stesse a chi da anni gioca all’indebolimento delle strutture nazionali. A lanciare l’allarme è stata oggi l’Unione nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità privata accreditata (UAP), che ha organizzato una conferenza stampa presso l’Università degli Studi di Roma ‘Guglielmo Marconi’.

A Palazzo Odescalchi Simonetti, numerosi esponenti del mondo della politica e delle istituzioni, oltre che del mondo dello spettacolo, hanno discusso e si sono confrontati sul contenuto del Decreto Legge che prevede un drastico taglio dei rimborsi indicati nel Nomenclatore Tariffario per le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate, decreto che andrà in firma domani, martedì 12 novembre. Le tariffe previste nel nuovo Nomenclatore Tariffario, ad oggi non ancora arrivato alla firma definitiva, sono inaccettabili per tutte le associazioni di categoria aderenti all’UAP, che rappresenta tutta l’Italia, che informano la popolazione del rischio di chiusura delle 27.000 strutture sanitarie private accreditate e della potenziale perdita del posto di lavoro degli oltre 350.000 dipendenti.

Peraltro, tale decisione è giunta inaspettatamente, considerando che fino a ieri il Direttore Generale della Programmazione del Ministero, Americo Cicchetti, aveva rassicurato l’intera categoria circa il mantenimento delle tariffe del 2023, ferme da oltre 30 anni. Stupisce ancor di più, sottolinea la UAP, che tali tariffe siano state concordate, a dire del senatore D’Anna, all’esito di incontri personali e riservati tra quest’ultimo, in qualità di presidente di FederLab, e il ministro della Salute, che si dichiarano peraltro soddisfatti di tale disastro.

Ci si chiede, è emerso nel corso dell’incontro, quale sia l’interesse dietro questi soggetti, discriminando tutta la categoria, quale sia il motivo di ingannare gli italiani, nuocendo alle strutture nazionali e quindi alla loro salute, mentre al contempo vengono erogati fondi alle cosiddette ‘farmacie dei servizi’, autorizzate ad erogare prestazioni senza il possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente, prive di autorizzazioni regionali all’esercizio di attività sanitarie, rilasciando referti privi di firma e, quindi, di assunzione di responsabilità civili e penali in caso di errore diagnostico e quindi di screening privi di ogni validità.

L’Unione nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità privata accreditata parla di Italia del far west.”Rammarica e dispiace dover informare il presidente Rocca, e di conseguenza tutti i cittadini- ha affermato la presidente UAP, Mariastella Giorlandino- che tale situazione peggiorerà ancor di più l’annosa problematica delle liste di attesa, in quanto le strutture sanitarie accreditate non saranno più in grado di poter erogare ulteriori prestazioni volte al recupero delle mancate diagnosi a causa di tariffe del tutto inadeguate”.

La UAP desidera esprimere la propria profonda preoccupazione in merito ai previsti tagli, che ostacoleranno l’auspicato e urgentissimo abbattimento delle liste d’attesa in Italia. “Con l’evento di oggi- ha concluso la presidente dell’Unione nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità privata accreditata- chiediamo al governo di rivalutare la gestione dei fondi e della spesa sanitaria: i previsti tagli ai rimborsi comprometteranno gravemente la possibilità per i cittadini italiani di ricevere un Servizio sanitario che rispetti i principi di universalità, uguaglianza ed equità previsti dal Ssn, e quindi la necessaria protezione del diritto fondamentale alla salute, sia individuale che collettiva”.

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