BOLOGNA – Il tema della cannabis medica “è di competenza anche regionale e l’Emilia-Romagna ha una normativa molto lontana dall’avanguardia e anche da quello che accade in altre regioni. È per questo che chiediamo a tutta la coalizione progressista di fare un salto in avanti e mettere questo tema al centro della campagna elettorale”. A sfidare gli alleati del centrosinistra è Matteo Hallissey, segretario dei Radicali italiani e candidato alle regionali per Più Europa nella lista Riformisti per de Pascale – Emilia-Romagna futura. Hallissey lancia il tema dal tavolo dell’iniziativa “Guida per pazienti stupefacenti”, svolta ieri sera a Bologna.
“Sul tema dei diritti civili, in questo caso la cannabis, è giusto che il dialogo sia trasversale e non abbia uno stereotipo di partito affinché tutti siano informati”, afferma Francesca Pascale, che partecipa al dibattito e sostiene la corsa di Hallissey.”Il primo obiettivo è affrontare l’illegalità. Sono con Matteo a prescindere dalla tornata elettorale- sottolinea Pascale- perché sono convinta che lui in politica sia un valore aggiunto. Tra i tanti motivi, affronta la politica con i valori della verità e del coraggio: valori che oggi purtroppo in politica sono sempre carenti”. Hallissey, insomma, “mi spinge a credere in una politica diversa rispetto a quella che fino ad oggi siamo stati abituati a vedere: antica, vecchia, che ha paura”, continua l’attivista per i diritti civili.Occorre invece “guardare al futuro con una visione progressista e un po’ più tollerante verso temi come la cannabis- conclude Pascale- che è affrontata in maniera illegale da circa otto milioni di consumatori e questo è un tema che lo Stato non può più mettere all’angolo”.La cannabis “per me è un farmaco ed è l’unico trattato regione per regione”, dichiara Elisabetta Biavati, presidente dell’Associazione pazienti cannabis medica (Apacam). Biavati fa l’esempio di un ragazzo con la sindrome di Tourette che risiede nella provincia di Modena e racconta che la madre si è rivolta all’associazione dicendo: “Sono disperata, perché l’olio per mio figlio ci costa 120 euro al mese. E abitiamo a pochi chilometri dal confine, di là c’è la Lombardia dove c’è la Lega e lì non lo pagherei”. Come pazienti “abbiamo ogni giorno la sensazione di essere calpestati nella nostra dignità- dichiara Biavati- per una terapia che se si chiamasse cicoria medica, non sarebbe un problema.Invece si chiama cannabis e lo è”.All’iniziativa partecipa anche Claudio Vescovini, “infermiere verde”, cioè specializzato in cannabinologia. La cannabis “per me è stata come la Stele di Rosetta”, cioè qualcosa che “in maniera ribelle ha messo in comunicazione la parte fisica della medicina, cioè il sintomo, con quella psicologica e spirituale”: un modo per dire che “quando si parla di cannabis si parla veramente di tutto”, afferma Vescovini. “Quando parliamo di cannabis terapeutica parliamo del dolore delle persone”, sottolinea Antonella Soldo, presidente dell’associazione Meglio Legale, eppure oggi “stiamo facendo molti passi indietro, con questo Governo molto prolifico in leggi sulle droghe”.
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