ROMA – Marco Manzo sbarca all’Art Basel di Miami. Il celebre tatuatore italiano Marco Manzo sarà presente alla più importante fiera di arte moderna e contemporanea del mondo, a Miami Beach. La sua installazione sarà collocata nello stand Gruppo Start, esposta al pubblico dal 6 all’8 dicembre, con preview il 4 e 5 dicembre. I suoi tatuaggi sono arrivati alla Biennale di Venezia, nelle principali gallerie d’arte internazionali e persino nelle chiese. Con lui il tatuaggio è diventato arte. Romano, visual artist, scultore, designer di fama internazionale: è il precursore dello stile “ornamentale”, un virtuosismo artistico che vive su corpo e su scultura, vestendo la donna con eleganza e raffinatezza attraverso l’elaborazione delle tradizioni tessili, e dei mandala, degli chandeliers d’epoca vittoriana, delle architetture di Noto, da cui nasce una nuova riconoscibilità.
La nuova avventura americana è stata presentata questa mattina nella sede della stampa estera a Roma. “La mia è un po’ una missione- racconta Manzo- vengo da un periodo storico in cui se dicevo che facevo il tatuatore venivo visto male, allora ho cercato di elevare questa professione portando il tatuaggio a dialogare con le altre arti. Ancora oggi ci sono pregiudizi: in alcuni ambienti lavorativi non si può mostrare un tatuaggio. Io no amo i tatuaggi troppo vistosi. Per me sono opere discrete, che raccontano qualcosa di molto personale, una storia, un’emozione, anche un monumento ai caduti, a qualcuno che non c’è più”.
Quest’anno le sue opere sono entrate anche in chiesa, a Santa Maria dei miracoli in piazza del Popolo. Una croce monumentale di quattro metri, mani che impugnano armi, corde, un’accetta, una pistola. E soprattutto una Maddalena “pacificata”, sdraiata ai piedi dell’altare con la schiena scoperta e tatuata. “L’installazione dialoga a pieno titolo con l’architettura della chiesa- spiega Marco Staffolani, vice direttore dell’ufficio Cultura del Vicariato di Roma- la sensibilità alla sofferenza, e la risposta nel riferimento alla croce gloriosa, sono messaggi preziosi per la preghiera del cattolico impegnato, e, in vista del prossimo giubileo, motivo di riflessione per ogni pellegrino che si lasci toccare dal linguaggio dell’arte”.
Per Daniele Radini Tedeschi, critico d’arte, “grazie allo ‘stile ornamentale’, cifra personalissima di Manzo, nasce per la prima volta un nuovo alfabeto che si fa persino tridimensionale. Sovrapposizioni grafiche tra lastre radiografiche della persona e foto del tatuaggio eseguito sulla stessa dettano una sorta di testamento naturale, genetico. È così che l’artista si inserisce tra i protagonisti del contesto visivo contemporaneo aprendo nuove prospettive all’arte in cui il corpo diviene luogo inesauribile di visioni, apparizioni, significati”.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it