ROMA – “‘La persona al centro’, è questo il claim che ho scelto come direttore generale dell’Inail. Perché l’Istituto si occupa proprio di persone”. Con queste parole Marcello Fiori ha aperto l’evento ‘Raccontare la disabilità: un nuovo protagonismo sui media’, che si è svolto questa mattina al MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, di Roma.
Promosso dal contact center integrato per la disabilità SuperAbile Inail, l’appuntamento è stato un momento di riflessione su come sia cambiato negli anni il racconto della disabilità e su come le persone con disabilità siano sempre più presenti nei diversi canali di comunicazione e informazione quali protagonisti e non solo spettatori.
“La fragilità è la ricchezza di ciascuno e su questo dobbiamo costruire una società più matura. Dobbiamo prendere atto- continua Fiori- che la fragilità è trasversale perché non riguarda solo la disabilità. Per questo motivo è necessario costruire una società che metta al centro la persona”. E per farlo si inizia anche utilizzando il linguaggio più appropriato, andando, ad esempio, oltre la parola ‘inclusione’. “Non sono soddisfatto di questo termine- ha detto ancora Fiori- anche se certamente è un passo in avanti rispetto alla parola integrazione. Inclusione, però, è un termine passivo e difensivo che indica una comunità di persone senza disabilità che cerca di includere la comunità di persone con disabilità. Questo non è il mio pensiero- ha rimarcato il dg Inail- Noi dobbiamo accogliere tutti, ciascuno con le proprie ambizioni”, ha concluso Fiori.
Il tema della comunicazione appropriata e rispettosa dei diritti e della dignità delle persone con disabilità è stato al centro dell’intervento di Claudio Arrigoni, giornalista autore della guida ‘Comunicare la disabilità – Prima la persona’, scritta insieme a Lorenzo Sani e Antonio Giuseppe Malafarina. “Se nel secolo scorso il concetto di disabilità era incentrato sulla persona- ha spiegato Arrigoni- adesso, grazie soprattutto allo sport e all’arte, si è spostato sulla società: la disabilità è data dal rapporto che la persona ha con l’ambiente che la circonda. Per questo mi piace parlare non di inclusione ma di cultura della non esclusione. Bisogna pensare che il 20% della popolazione mondiale si trova in una certa condizione di disabilità, contando però familiari e amici possiamo tranquillamente dire che la disabilità è una condizione che tocca tutti noi”.
Alberto Puoti, giornalista di Rainews24, con il suo intervento è poi entrato nel vivo di ciò che significa vivere con una disabilità. “Sono nato con una sordità profonda bilaterale di origine genetica- ha raccontato- ma i miei genitori se ne sono accorti solo quando avevo all’incirca due anni. Per fortuna questo ritardo nella diagnosi non ha compromesso né lo sviluppo del cervello né quello del linguaggio. Oggi all’orecchio destro porto un apparecchio acustico mentre al sinistro ho l’impianto cocleare, il cosiddetto ‘orecchio bionico’, come lo chiamo io- dice Puoti- il mio lavoro mi espone quotidianamente agli occhi del mondo ma superati i timori iniziali, oggi non ho alcun problema a collegarmi in video quotidianamente e a raccontare in diretta la politica italiana”. Puoti è il primo inviato in Italia con l’orecchio bionico e il secondo al mondo. “Posso dire di aver vissuto due vite con la mia sordità: una nascosta, e un’altra, quella attuale, esibita senza problemi”.
E due vite sono anche quelle che ha vissuto il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia, Medaglia d’oro al valor militare per i fatti accaduti il 2 luglio 1993 in Somalia durante la Battaglia del Pastificio. “In quella battaglia sono morte tre persone, una di queste aveva meno di 20 anni. Io da allora devo usare una sedia a rotelle, ma come potrei mai pensare di essere sfortunato? Io vivo, e ogni giorno cerco di divertirmi. Certo è- ha continuato Paglia- che anche tra le persone con disabilità ci sono quelle di serie A e di serie B. Io posso dire di essere tra quelle di serie A perché la Difesa mi ha dato tutto, a differenza di quanto succede per altre persone che devono combattere ogni giorno con la società”.
“Quest’anno è stato molto importante il supporto che la Rai ha dato alle Paralimpiadi trasmettendole in diretta- ha continuato Paglia- ma sono eventi che vediamo ogni quattro anni. La disabilità dovrebbe essere mandata in onda in prima serata, bisognerebbe andare nelle scuole per far capire fin da bambini che non è un virus e non si attacca. Spero che giornate come quella di oggi aiutino il cambiamento culturale”.
Un cambiamento per cui ogni giorno, fin da quando è piccola, combatte Nadia Lauricella, influencer e tiktoker da 1 milione e 700mila follower. “Quando ero piccola gli altri bambini non volevano giocare con me perché pensavano che avessi una malattia supercontagiosa. Da più grande, poi, ho provato a fare sport ma mi sono sentita dire che nelle mie condizioni non avrei potuto farlo. Una volta diplomata ho provato a cercare lavoro ma anche lì ho trovato porte chiuse. Insomma, a una certo punto anche io stessa ho iniziato a pensare di essere diversa dagli altri. Poi- racconta ancora Lauricella- durante la pandemia ho inziato a pensare a cosa fare per occupare il tempo e ho deciso di raccontarmi sui social per far capire davvero alla gente chi fossi. La mia disabilità si vede, quello che non si vede è chi è davvero Nadia. Attraverso i social mi sono creata un lavoro, a dispetto di quanto mi dicevano”.
E così anche Lello Marangio, scrittore e comico, ha deciso di raccontare la disabilità da un altro punto di vista: quello dell’ironia. “Inclusione per me è quella parola che sta a significare che possiamo fare tutto con tutti e tutti possono fare tutto con noi”, ha detto.
L’evento di questa mattina è stata anche l’occasione per premiare i vincitori del contest ‘Basta 1 minuto. Le vostre storie di inclusione’ lanciato nei mesi scorsi da SuperAbile Inail. Il concorso invitava i partecipanti a inviare un video, della durata di un minuto, per raccontare una storia, un momento o anche solo un gesto di inclusione nei confronti delle persone con disabilità. Immagini della vita di tutti i giorni, a casa, al lavoro o in vacanza, scene di quella quotidianità che dovrebbe essere un diritto e non una conquista. I vincitori sono stati premiati dal direttore centrale prestazioni socio-sanitarie Inail, Giuseppe Mazzetti.
Tre i video vincitori: ‘Una combo di esperienze’ di Marco Sarti; ‘La bellezza di ogni libera scelta’di Valentina Bazzani e ‘L’inclusione non è una parola da scrivere’ di Enrica Marcenaro.
La giuria, nell’ambito delle facoltà previste dal bando ha anche deciso di conferire due menzioni d’onore per la qualità artistica dei video a ‘Il solito film horror-i soliti luoghi comuni’ di Daniele Castignani e a ‘Il sogno dell’arte’ di Ivan Frezzini. La giuria ha anche deciso di conferire un’ulteriore menzione d’onore all’autore Giovanni Bellino con i suoi tre video: ‘Una laurea semplice’, ‘Power wheelchair dance’ e ‘Il mio backstage’.
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