MARINA DI GROSSETO – C’è anche il calendario di Roberto Vannacci nel giorno in cui il generale, a Marina di Grosseto, lancia il movimento politico ‘Il mondo al contrario’. Entrati nella sala conferenze dell’hotel Terme Leopoldo II c’è un banchino con il calendario dedicato all’europarlamentare (a offerta libera, per il sostegno del movimento): ‘Un anno con Vannacci’ in copertina, con il disegno del generale in divisa da parà.
IL MESE DI APRILE
E dentro una serie di vignette, una per ogni mese. E su quella scelta per il mese di aprile viene ribadita e rinforzata la polemica esplosa a più riprese con Paola Egonu. “Ho i tratti somatici italiani!”, dice una ragazza di colore, decisamente simile all’olimpionica azzurra e stella della pallavolo mondiale nata da genitori nigeriani. Accanto, girato di spalle, c’è Vannacci che la rintuzza: “Certo, come io ho quelli nigeriani”.
IL GENERALE SI SCANSA: “NON È UNA MIA INIZIATIVA, CON EGONU QUESTIONE CHIUSA”
La vignetta è discussa anche nella conferenza stampa organizzata dal movimento, con il generale che precisa: “Il calendario è un’iniziativa del comitato” del movimento che “non è stata sottoposta alla ratifica del sottoscritto. Comunque, condivido le vignette che mi sembrano appropriate e ironiche. Non vedo perché l’ironia espressa da Vauro o Crozza faccia ridere tutti, e quella del calendario del comitato Il mondo al contrario susciti dei problemi”. Detto questo “la battuta sui tratti somatici non ha nulla a che fare con Paola Egonu, perché con lei la questione è chiusa. Non penso ci sia bisogno di tornarci sopra”. Inoltre “sono stato assolto”.La questione, comunque, gira attorno alla “realtà, che esiste. I tratti somatici esistono e a me non frega nulla che qualcuno voglia impedire alle persone di non parlare dei tratti somatici, che esistono. E riconoscerli come tratti essenziali di una fisionomia non è razzismo. Non è inopportuno, né può essere offensivo, perché la realtà non può esserlo: dire che una persona che nera, cinese o con i tratti somatici orientali fa parte della realtà e nessuno si può sentire offeso”, visto che questo “non implica nessuna discriminazione o lesione della dignità”.
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