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Usa e l’avvertimento a Israele, ultimatum su Gaza e monito sul Libano

Dall'Italia e dal MondoUsa e l'avvertimento a Israele, ultimatum su Gaza e monito sul Libano

(Adnkronos) – Nei giorni dell’escalation in Medio Oriente, e dopo gli attacchi delle Idf all’Unifil, arriva l’avvertimento su Gaza e sul Libano degli Stati Uniti a Israele. Nel mirino degli Usa la situazione umanitaria nella Striscia e le operazioni delle Idf nel Paese dei Cedri. Sul primo punto il dipartimento di Stato americano e la Difesa lanciano un vero e proprio ultimatum, minacciando di far scattare l’embargo alle armi destinate allo Stato ebraico. Sul secondo, ecco quindi la condanna verso “l’ampiezza e la natura” della campagna di bombardamenti israeliani a Beirut, cui gli Usa si oppongono. 

Se entro un mese, quindi dopo le elezioni presidenziali in America, Israele non faciliterà l’assistenza umanitaria a Gaza, potrebbe scattare l’embargo sui trasferimenti di armi per la violazione delle norme Usa sull’assistenza militare ai Paesi stranieri, scrivono il segretario di Stato, Antony Blinken, e il segretario della Difesa, Lloyd Austin, in una lettera indirizzata domenica scorsa ai ministri israeliani Yoav Gallant e Ron Dermer.  

“La mancata attuazione di queste misure potrebbe avere conseguenze sulla politica degli Stati Uniti”, hanno scritto Blinken e Austin, esprimendo profonda preoccupazione per il “deterioramento della situazione umanitaria a Gaza nelle ultime settimane”. Dopo le promesse fatte a marzo dal governo Netanyahu, a settembre è stato invece registrato l’ingresso nella Striscia di meno aiuti.  

Il portavoce del dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha poi confermato che Blinken e Austin hanno inviato la lettera al governo di Tel Aviv: “Stiamo chiarendo al governo israeliano che questi sono cambiamenti che devono essere fatti e diamo loro un periodo appropriato di tempo per farlo”, ha detto Miller, sottolineando che si tratta di “cambiamenti che devono fare per vedere il numero degli aiuti che entrano a Gaz tornare su dai livelli bassissimi che vediamo ora”. 

Miller ha poi respinto l’idea che Washington “mandi una lettera e chieda che questo debba succedere dal giorno alla notte”, difendendo il fatto che alle autorità israeliane viene dato il tempo “appropriato” per fare i cambiamenti necessari perché si abbia “un aumento drastico dell’assistenza umanitaria”.  

Infine, il portavoce ha ricordato che la legge per gli aiuti militari all’estero impone che l’amministrazione garantisca che i Paesi che li ricevono non stiano conducendo azioni per impedire arbitrariamente l’accesso ad aiuti umanitari statunitensi. 

Nella lettera si chiede l’accesso a Gaza di 350 camion al giorno da tutti e quattro i valichi e l’apertura di un quinto, l’attuazione di pause umanitarie in tutta la Striscia per consentire l’azione umanitarie, almeno per i prossimo quattro mesi, consentire ai civili della zona umanitari di al-Mawasi di spostarsi verso l’interno prima dell’inverno. “Per invertire la tendenza negativa, Israele deve, in conformità con le sue promesse, adottare misure concrete entro 30 giorni”, hanno puntualizzato Blinken e Austin.  

Il Dipartimento di stato e quello della difesa, per legge, “devono valutare continuamente” il rispetto, da parte di Israele, delle garanzie fatte all’inizio dell’anno che non limiterà il flusso di aiuti. Per il momento tuttavia gli Stati Uniti continuano a fornire armi a Israele, incluso il prezioso sistema di difesa antimissile Thaad.  

Gli Usa chiedono anche a Israele di aprire un nuovo canale di comunicazione con Israele per discutere degli incidenti contro i civili, con un primo appuntamento da tenersi alla fine del mese.  

Ma nel mirino degli Usa non c’è solo la situazione umanitaria a Gaza. Gli Stati Uniti hanno infatti anche “detto chiaramente a Israele che ci opponiamo alla campagna di bombardamenti che ha lanciato nelle recenti settimane a Beirut. Stiamo vedendo negli ultimi giorni una diminuzione dei raid, e continueremo a seguire con molta attenzione”, ha continuato il portavoce del dipartimento di Stato Usa, spiegando che Washington “nutre preoccupazioni per la natura di questa campagna”, in particolare per il “numero di civili” coinvolti.  

“Ci sono raid specifici che sarebbe appropriato per Israele condurre, ma quando vediamo l’ampiezza e la natura della campagna di bombardamenti a cui stiamo assistendo a Beirut nelle ultime settimane, questo è qualcosa che, abbiamo chiarito al governo israeliano, ci preoccupa e ci trova contrari”, ha aggiunto Miller con quello che appare essere il primo commento ufficiale dell’amministrazione Biden di condanna alle operazione di Israele in Libano. 

Intanto Israele smentisce l’articolo del Financial Times secondo cui lo Stato ebraico avrebbe carenza di intercettori. “L’articolo pubblicato questa mattina sul Financial Times non è corretto”, ha precisato ieri Yair Katz, citato dal sito di Channel 14. “Israele ha una scorta di missili intercettori sufficiente per una guerra a lungo termine”, le parole del presidente dell’Organizzazione dei lavoratori dell’Industria aerospaziale. 

“Non so chi ci sia dietro l’articolo, so che nella migliore delle ipotesi è un irresponsabile e nella peggiore cerca di indebolire lo Stato di Israele”, ha aggiunto Katz, sottolineando che “dallo scoppio della guerra, i lavoratori e gli impiegati dell’industria aerospaziale e di altre industrie della difesa lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per fornire alle Idf munizioni difensive e offensive per le esigenze della guerra e continueremo a farlo finché ci sarà necessità”. 

 

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