La foto di Notre Dame la avvicina al tycoon, sarà utile?
Roma, 14 dic. (askanews) – Con la photo opportunity di Notre Dame Giorgia Meloni ha messo a segno un punto importante (almeno mediaticamente) nella gara tra i leader europei ad accreditarsi come interlocutore privilegiato di Donald Trump. La missione a Parigi della premier è stata comunicata ai media italiani da Palazzo Chigi solo alle 20.53 del giorno precedente, con un ritardo che rivela come Meloni fosse interessata non certo all’evento ma alla possibilità di mostrarsi vicina al tycoon: ottenuto il contatto ha deciso di partire.
Un fatto che ci ha ricordato un po’ il 9 febbraio del 2023, quando la premier non era stata invitata al vertice sempre a Parigi tra Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Volodymyr Zelensky. In quell’occasione, la presidente del Consiglio era attesa a Bruxelles per il Consiglio europeo ma fino all’ultimo tentò di “imbucarsi”. I cronisti italiani, già presenti nella capitale belga, tracciavano minuto per minuto sull’app flightradar la rotta dell’aereo di Stato, che puntava decisamente verso la capitale francese, salvo virare all’ultimo momento per puntare il muso verso Bruxelles. In quel caso il tentativo fallì, e lei definì “inopportuna” la riunione; in questo caso l’aggancio è riuscito.
Le diplomazie venerdì hanno lavorato fino all’ultimo momento per organizzare l’incontro. Sia quelle ufficiali che quelle “informali”. “Ho dato una piccola mano”, ha raccontato a ‘Un giorno da pecora’ Andrea Stroppa, l’informatico oggi braccio destro in Italia di Elon Musk. In che modo? “Aiutando Elon a conciliare la sua agenda con quella della Meloni. Io ho parlato con entrambi, poi si sono sentiti direttamente. Se uno può agevolare questi incontri lo fa. Magari trovando l’orario giusto in mezzo ai loro molti appuntamenti”.
L’incontro, con la foto scattata dal robot umanoide “Optimus” del fondatore di Tesla e pubblicata su X dallo stesso Stroppa, ha poi detto Trump, è stato “fantastico”, con una Meloni che aveva “molta energia”. Concetto ribadito anche giovedì 12: “E’ una leader e una persona fantastica”, ha detto il presidente eletto, che Meloni via X ha ringraziato per le “belle parole”. La premier sarà dunque a Washington il 20 gennaio per la cerimonia di giuramento (dove Matteo Salvini con la sua cravatta rosso Maga cerca da tempo di strappare un posto). Viktor Orban – l’unico che nell’Ue ha sostenuto apertamente Trump nella campagna elettorale – ha evidentemente “rosicato”, come si dice a Roma, ed è subito volato a Mar-a-Lago, ma sembra ormai decisamente scavalcato. “Quello tra Trump e Giorgia è un rapporto che naturalmente si è consolidato, sono due leader conservatori, anche caratterialmente sono due persone carismatiche e forti. Meloni diventerà naturalmente il ponte tra Washington e Bruxelles – dice a Europa Building Andrea Di Giuseppe, il deputato Fdi della Florida che ha tenuto i contatti con l’entourage trumpiano -. Non c’è un altro leader tra i Paesi fondatori che possa dialogare con Trump, sta all’Europa capire che la Meloni è un asset e non ci saranno alternative per l’Europa, che sarà chiamata a fare delle politiche diverse da quelle portate avanti fino adesso. Ma senza un ‘traduttore’, senza un ponte, la vedo difficile”. Quanto a Orban, “ha un ottimo rapporto con Trump, ma il peso dei due Paesi è molto diverso, con tutto il rispetto per l’Ungheria”.
C’è da capire se questo rapporto rafforzerà la posizione di Meloni, o se invece la porterà a isolarsi in un’Europa in cui “la leadership franco-tedesca s’è indebolita” e “non vedo altre leadership in grado di guidare” l’Unione, come ha notato Mario Draghi. Senza citare la premier italiana.
di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli