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Suppa (Sapienza): “Individuare spasticità post-ictus in tempo o gravi esiti”

Dall'Italia e dal MondoSuppa (Sapienza): "Individuare spasticità post-ictus in tempo o gravi esiti"

(Adnkronos) – Dolore, rigidità muscolare, difficoltà a compiere anche i gesti più semplici come vestirsi e allacciarsi le scarpe. Accade a chi va incontro a spasticità post-ictus, una delle conseguenze più comuni e debilitanti che possono colpire le persone dopo un ictus cerebrale, malattia che ogni anno cambia la vita a circa 120mila persone solo nel nostro Paese. Tra i sintomi della spasticità post-ictus anche spasmi muscolari involontari, limitazione dei movimenti articolari con alterazioni della postura. “In alcune persone, anche a distanza di settimane e mesi, possono insorgere sintomi come rigidità muscolare e spasmi dolorosi. Ecco perché è vitale intervenire precocemente. Se si intercetta la spasticità post-ictus in tempo, possiamo evitare che determinate posture si consolidino e che la spasticità conduca a una limitazione dei movimenti importante”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Antonio Suppa, Dipartimento di Neuroscienze umane, Università degli Studi Sapienza di Roma, alla vigilia della Giornata mondiale dell’ictus (World Stroke Day) che si celebra il 29 ottobre. 

“Posture quali flessioni del gomito o del polso, mani o pugni chiusi, se tendono a consolidarsi nel tempo, poi sono difficili da trattare – sottolinea Suppa – e a un certo punto determinano un blocco articolare e sindromi dolorose croniche. Ecco perché è opportuno riconoscere questo fenomeno sul nascere il più precocemente possibile, proprio per essere tempestivi nel trattamento di questa condizione ed evitare quelle che sono le tipiche conseguenze tra cui i blocchi articolari e le sindromi algiche croniche”. Parola d’ordine: non perdere tempo. “La gestione della spasticità prevede l’intervento di un team multidisciplinare – evidenzia lo specialista – Certamente sono a disposizione numerosi approcci, farmacologico e neuro-riabilitativo. Per entrambi è fondamentale la tempestività con la quale, ad esempio, vanno intercettati quei pazienti che vanno incontro a un aumento del tono muscolare, in altre parole all’insorgenza della spasticità, anche se non è sempre facile”. 

Sul fronte terapie, Suppa ricorda l’importanza della tossina botulinica. “Le infiltrazioni locali di tossina botulinica sono un trattamento efficace e sicuro della spasticità; attraverso questi trattamenti riusciamo infatti a indebolire in modo controllato i muscoli che presentano questa attività abnorme – conclude – consentendo alla forza residua del paziente di fare quei movimenti, laddove possibili, e non più ostacolati da questa resistenza causata dalla spasticità”. 

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