Di Nicola Mente e Ugo Cataluddi
MILANO – “Il settore è in crisi anche anche per colpa sua. L’ad e la dirigenza di Stellantis dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa agli operai, agli ingegneri, ai tecnici, agli italiani e alla storia dell’auto italiana”.
Lo afferma il ministro ai Trasporti e Infrastrutture Matteo Salvini a margine dell’inaugurazione della linea M4 a Milano, commentando le dichiarazioni rilasciate ieri da Carlos Tavares.
Per Salvini, i vertici di Stellantis “non sono più in condizione di chiedere niente per come hanno mal gestito e mal amministrato un’azienda storica italiana”.
FRATOIANNI: PRETENDONO FONDI PUBBLICI E SCARICANO CONSEGUENZE SU LAVORATORI
Rincara la dose Nicola Fratoianni di Avs: “Le parole di Tavares non mi sorprendono: il comportamento padronale di chi da anni gestisce male una azienda e che ha capito male e in ritardo la transizione all’elettrico e ora vuole scaricare sui lavoratori. Come sempre”. “Hanno cancellato investimenti, annullato la ricerca, ma hanno preteso – prosegue il leader di SI – fondi pubblici. Hanno perso quote di mercato, stanno condannando a morte i lavoratori e il settore dell’auto in Italia e continuando a pretendere fondi pubblici, senza prendere alcun impegno. Ma se un lavoratore sbagliasse così tanto sul suo posto di lavoro cosa accadrebbe? L’Italia è stata benevola con l’industria dell’auto e con l’ex Fiat. Adesso tocca a loro avere senso di responsabilità. Se Tavares non ha le risposte che chiediamo, allora si convochi direttamente Elkann in Parlamento. E per una volta il governo rispetti i cittadini italiani, invece che le grandi imprese”.
BORGHI (IV): “SERVE POLITICA INDUSTRIALE”
Sull’argomento interviene anche il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, che ieri ha partecipato ieri in Parlamento alla audizione dell’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares: “Tavares ieri ha detto in sostanza: noi azienda ci stiamo attrezzando per fare quello che voi politica avete stabilito, ovvero il passaggio integrale dal motore termico all’elettrico entro il 2035. Questo passaggio, però, non è indolore: incide sui costi, aumentando del 40% il costo della produzione. Quindi rischia di mettere fuori mercato il prodotto, e di scaricare sull’intera filiera produttiva (fatta di lavoratori diretti, di indotto e di rete di rivendita) un peso insostenibile”. “A fronte di un impegno delle istituzioni, Stellantis non deve far scattare la logica -già sperimentata in passato- del ‘prendo i soldi e scappo’, mettendo in cassa integrazione gli operai e facendo scattare i dividendi per gli azionisti e le stock option con premio ai manager. Ma deve esserci una reale e profonda condivisione di un impegno”, avverte Borghi. Il secondo timore -che riguarda la politica e non l’azienda- è che la vicenda serva per dare sfogo alla facile demagogia e non alla riflessione in vista della soluzione del problema. Lo abbiamo visto nel dibattito di ieri. La destra – spiega il senatore di Iv – non può esaltare le magnifiche e progressive sorti del mercato, e poi quando arrivano le conseguenze delle dinamiche di questo invocare il protezionismo, il sovranismo e l’intervento autarchico. E la sinistra non può esaltare il ‘Green new deal’, l’arrivo della rivoluzione verde e la sostenibilità e poi quando ci si misura con le conseguenze del cambiamento si gioca a dare la colpa ai capitalisti brutti e cattivi. Serve un salto di qualità”.
L’articolo Stellantis, l’affondo di Salvini: “Tavares dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa” proviene da Agenzia Dire.
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