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Settimana europea per Meloni, a Roma si fa un gran parlare

AttualitàSettimana europea per Meloni, a Roma si fa un gran parlare

Tajani-Schlein, Renzi-Landini. Cosa si saranno detti?
Roma, 21 dic. (askanews) – Antonio Tajani con Elly Schlein, Matteo Renzi con Maurizio Landini. Sarà lo spirito del Natale, che rende tutti più buoni, ma a Roma si fa un gran parlare. Del resto lo ha ricordato il presidente della Repubblica nella tradizionale cerimonia per gli auguri alle alte cariche al Quirinale: la democrazia si alimenta di “relazioni” e non di “contrapposizioni”, il ruolo si esercita con dei “limiti” e “senza invasioni di campo”.
Scena 1
Martedì 17 dicembre, mattina, buvette della Camera dei deputati. Giorgia Meloni ha appena finito di pronunciare le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo e la seduta è sospesa per permetterle di consegnare il testo dell’intervento in Senato. Con la voce rauca per il comizio ad alti decibel di Atreju, ha appena rivendicato, ancora una volta, la “missione compiuta” (che fa un po’ George W. Bush sulla USS Lincoln dopo l’operazione in Iraq) per la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo “con un portafoglio da mille miliardi”. Al bancone del bar di Montecitorio sorseggiano un caffè il ministro degli Esteri e la segretaria del Pd. Il luogo è paradossalmente perfetto per tenere i temi del colloquio riservati: tazzine che sbattono, avventori che chiacchierano, camerieri che si passano gli ordini. Dunque si può solo immaginare, in base a qualche frase captata, l’argomento principale di discussione: la Rai, su cui i partiti sono completamente “incartati” e non riesce a passare la nomina a presidente di Simona Agnes, sponsorizzata da Gianni Letta e dallo stesso leader di Forza Italia. “Intanto pensaci su…”, il saluto di Tajani alla leader democratica, prima di separarsi. Chissà su cosa…
Scena 2
Martedì 17 dicembre, pomeriggio, salone delle feste del Quirinale. Gli invitati sono arrivati, con molto anticipo, per la cerimonia degli auguri, tradizionalmente luogo di incontri e saluti. In prima fila è schierato tutto il governo, dietro via via gli altri. Il cerimoniale ha messo accanto Schlein e Giuseppe Conte (sai mai che l’atmosfera suggerisca di essere anche politicamente più vicini), il neo-ministro Tommaso Foti è uno dei più cercati e festeggiati per la nomina. In un angolo della sala parlottano a lungo Renzi e Landini, il creatore del Jobs Act e colui che vuole smontarlo per via referendaria. Discutono a lungo, prima di salutarsi. Chissà di cosa. Il cronista che incrocia l’ex premier prova a buttarla là con una battuta: “Compromesso storico?”. La risposta di Renzi è uno scherzoso ma fermo diniego (irripetibile qua).

di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

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