(Adnkronos) –
Joao Lucas Reis da Silva è diventato, nelle scorse settimane, il primo tennista del circuito Atp a dichiararsi apertamente omosessuale. Il coming out con un post su Instagram in cui augurava buon compleanno al fidanzato con una serie di foto raffiguranti la loro vita insieme. Reis da Silva, numero 367 del ranking Atp, ha commentato così la rilevanza mediatica che ha avuto la notizia: “All’inizio non ci ho pensato, volevo solo condividere una foto con lui. Quella è stata una settimana molto intensa, ma con un lieto fine visto che ho vinto la Procopio Cup a San Paolo. Non sentivo alcuna pressione, ero felice, avevo il mio ragazzo con me che mi sosteneva insieme a tutta la mia squadra”, ha raccontato a The Athletic.
“Quando ho scattato la foto, ho pensato: ‘Oh, mio Dio, è il compleanno del mio ragazzo’. Buon compleanno, ti amo. E poi, boom. Era tutto così normale per me che non me ne sono nemmeno accorto”, ha continuato”, “mi aspettavo di ricevere reazioni negative, ma il 99,9% è stato positivo. Sono felice che la gente mi rispetti e possa magari essere ispirata dal mio coming out”.
Nel tennis finora l’omosessualità è rimasta un tabù: “Negli spogliatoi e nei tornei ho sentito cose che mi infastidivano. Ma quando ho iniziato a dire a tutti che ero gay e quelle persone sapevano, hanno smesso di dire quelle cose. Sembra che quando incontri qualcuno vicino a te che è gay, sei più attento e smetti di fare commenti offensivi. È importante fermarlo. Se le persone vedessero una persona gay in cima al tennis, le cose potrebbero cambiare, e così la gente potrebbe smettere di dire cose che non dovrebbero dire e infastidiscono le persone. Non ho problemi ad essere ricordato come il primo giocatore di tennis gay, ma non voglio che ne parlino tutto il tempo. So che ci sarà molta più attenzione ora su di me”.
Il tennista brasiliano ci ha messo qualche anno prima di riuscire a dichiarare la propria omosessualità: “Ho detto alla mia famiglia che ero gay cinque anni fa, prima di allora era tutto molto difficile. Non potevo dirlo ai miei allenatori o ai miei amici. Quando avevo 15 o 16 anni ho avuto difficoltà ad accettare me stesso. Poi però ho iniziato ad amarmi, ed è iniziata una nuova fase. È cambiata la mia vita, il rapporto con i miei genitori e i miei allenatori. Da quel momento è cambiato tutto”.