NAPOLI – “Ci hanno chiamato camorriste, hanno detto che siamo bestie ma la verità è totalmente diversa”: non ci stanno le mamme di Scanzano, località di Castellammare di Stabia, ad essere accusate di aver alimentato la sollevazione popolare contro una professoressa, poi vittima di una vera e propria aggressione avvenuta nei corridoi scolastici da parte di 30 persone. Oggi hanno parlato anche loro, le madri degli alunni, fuori dalla scuola media “Catello Salvati” con i giornalisti presenti a raccogliere proprio le loro testimonianze.
Questa mattina hanno accompagnati i loro figli fino all’ingresso dell’istituto, in una scuola presidiata da Carabinieri e cronisti, per poi restare in gruppo poco distante, per ribadire le accuse e giustificare le loro preoccupazioni. L’aggressione infatti sarebbe stata la conseguenza delle voci che sono girate sui social e nelle chat delle ‘mamme’ per presunti abusi sessuali che la docente aggredita avrebbe compiuto su alcuni studenti. A rafforzare questa tesi, sostengono le donne, ci sarebbero chat e audio intercorsi tra la 37enne e questi allievi.
L’ACCUSA: “CHAT E AUDIO CON ESPLICITI CONTENUTI SESSUALI”
“Noi non ce l’abbiamo con gli insegnanti, io in questa scuola ho tre figli, ma siamo rimaste inascoltate- parla una delle mamme, Teresa Manzi, ai microfoni dei cronisti, sostenendo che quei vocali esistono davvero. Anzi, “io quell’audio con espliciti contenuti sessuali l’ho sentito”, insiste. “Eppure si continua a parlare di Scanzano, della camorra. Ma qui non c’entra la camorra”, si difende. Insomma, “tutto è partito partito da alcuni messaggi audio circolati nelle nostre chat in maniera virale”, rivela quindi la mamma.
Se su Fb è circolato infatti un post dal titolo “L’urlo di una madre” che lanciava l’accusa generica di abusi di una docente, senza ulteriori specifiche, invece in un gruppo chat ci sarebbero dei veri e propri messaggi vocali che proverebbero le molestie. Il quotidiano Repubblica rivela che la chat incriminata si chiamerebbe “la Saletta”.
LA DENUNCIA DI 5 GENITORI PER MOLESTIE
Ad ogni modo, ciò che è certo al momento è che cinque genitori hanno formalizzato le denunce nei confronti dell’insegnante in cui si fa riferimento a “molestie” e allo stesso tempo è stato aperto un fascicolo contro ignoti per l’aggressione subita dall’insegnante e da suo padre che hanno riportato rispettivamente un trauma cranico e la frattura del polso. I carabinieri, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata, sono quindi al lavoro su due fronti: per capire cosa ci sia di vero nella denuncia dei genitori e per identificare i responsabili dell’aggressione. Allo stesso tempo gli inquirenti non escludono l’ipotesi che tutto sia nato da una “gogna social”, ai danni della professoressa, architettata da alcuni studenti sospesi dopo una sua segnalazione: lunedì scorso infatti due studenti sono stati segnalati dalla docente che li aveva ‘beccati’ a fumare nei bagni.
Tesi a cui però le mamme non danno credito e non solo. Fuori dall’istituto infatti campeggiano dei manifesti che proclamano: “Sì ai docenti, no alla direzione” o ancora “Tutela per i nostri figli” e infine “solidarietà alle mamme”. Alle indagini condotte dalla procura di Torre Annunziata e carabinieri si aggiunge infine l’ispezione del ministero dell’Istruzione: già oggi sono attesi gli ispettori dell’Ufficio scolastico regionale per acquisire le carte e visitare il plesso scolastico.
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