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Perché Elon Musk è il presidente “ombra” e cosa è questo strano Doge?

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ROMA – “It is morning in America again”: mentre sull’Italia è sceso il buio, oltre oceano negli Stati Uniti è di nuovo giorno da poche ore e Elon Musk si presenta di buona lena sul suo X. Mano sulla fronte, alla stregua di un supereroe senza mantello ma in giacca, dall’alto di un grattacielo. Sullo sfondo prima la Stars and Stripes poi lo skyline di New York e il cielo che albeggia, simbolo di rinascita. Dopo che la notizia della vittoria di Trump ha fatto il giro del mondo, si ricomincia un nuovo giro, con l’obbiettivo pronto a spostarsi su di lui: già gli opinionisti internazionali lo presentano come “il Presidente ombra”, consapevoli che un certo peso l’uomo più ricco del mondo nella politica americana- e mondiale- sicuramete lo avrà.

Alec Ross, professore americano alla Bologna Business Scholl, esperto di politica tecnologica, intervistato alle telecamere di Rai News 24 definisce Musk il “secondo presidente”, forte dell’imponente investimento fatto dallo stesso per la campagna del Tycoon: si parla infatti di decine di milioni di dollari spesi per finanziare la campagna elettorale di Trump e dei Repubblicani, e poi della messa a disposizione del neo presidente niente meno che di twitter e del suo team di consulenti strategici per recuperare gli Stati in bilico- poi tutti strappati inesorabilmente alla sua avversaria.

DALL’INTERVISTA FLOP SU X ALLA STRATEGIA VINCENTE PER GLI STATI IN BILICO

A dire il vero, nella prima azione di sostegno fatta da Musk a Trump è andato tutto storto: lo scorso agosto su X l’imprenditore ha intervistato per tre ore il neo presidente, ma la trasmissione è andata in onda in notevole ritardo e senza immagini, per via di gravi problemi tecnici… Musk ha dato la colpa ad un attacco hacker, ma di fatto non è stato in grado di risolvere alla svelta gli impedimenti. Però nei mesi successivi la piattaforma social di Musk ha funzionato a pieno ritmo per sponsorizzare l’alleato, sfruttando il suo algoritmo per favorire i post che ne parlavano bene- come riportato dal Wall Street Journal- e puntando al target degli elettori maschi e giovani.

Non solo: negli ultimi mesi della campagna, Musk si è persino trasferito in Pennsylvania- lo Stato più traballante e incerto- insieme al suo team di consulenti per finalizzare una strategia comunicativa vincente. È stato presente ad alcuni eventi del Partito Repubblicano e ha partecipato al comizio di Trump a Butler, dopo l’attentato di luglio. Era persino nella cerchia ristretta che ha seguito la notte elettorale con il presidente nella sua villa di Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida e Trump lo ha citato nel suo primo comizio da presidente, ringraziandolo come “genio”.

I 120 MILIONI DI DOLLARI DELL’AMERICA PAC E LA LOTTERIA MILIONARIA

Del resto, l’investimento fatto dal patron di Tesla e X sul Tycoon è stato ingente: c’è chi parla di una cifra da 120 milioni di dollari messi a disposizione della sua campagna attraverso l’istituzione di un PAC, chiamato America PAC, cioè un fondo che ha consentito a chi volesse di fare ingenti donazioni senza troppi problemi burocratici. Ha persino creato una lotteria che assegnava un milione di dollari al giorno a una persona estratta a sorte fra quelle che si erano già registrate per votare in uno Stato in bilico, e che firmavano una petizione a favore della libertà di espressione e del diritto di possedere delle armi. Nonostante fossero stati espressi dubbi sulla legalità di questa iniziativa da procuratori e dallo stesso dipartimento della Giustizia, la lotteria non è stata bloccata ed è proseguita fino alla vigilia delle elezioni.

Insomma, tanto gli deve Trump per il suo ritorno alla Casa Bianca, così tanto che lo stesso opinionista della Bologna Business School non esita a sostenere che difficilmente il neo presidente potrà dire di “no” alle proposte dell’avveniristico Musk, magari più o meno velate dal conflitto di interesse per i settori industriali di suo interesse.

IL DOGE

Del resto, gli è già stato promesso un ruolo da “super consulente” a capo di una nuova creatura, il Doge, acronimo per Department of Government Efficiency, cioè ministero dell’efficienza. A capo del Doge Musk ha promesso di far risparmiare allo Stato duemila miliardi di dollari ogni anno. Gli analisti scuotono la testa, è una mission impossibile, anche se licenziasse tutti i dipendenti pubblici degli Stati uniti. Ma siamo sicuri che Musk, con le sue imprese ramificate nei settori più strategici dell’economia mondiale- inclusa quello dell’industria aerospaziale, satellitare e missilistica- si accontenti di un semplice ruolo di tagliateste nella Pa?

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