A determinare incertezza anche il complesso meccanismo di voto
Bruxelles, 17 ott. (askanews) – Già certo del sostegno del Partito popolare europeo e dei Conservatori di Ecr guidati da Giorgia Meloni, Raffaele Fitto incassa oggi il via libera ufficiale anche dei Patrioti di Viktor Orban, Matteo Salvini e Marine Le Pen.
Oggi i “Patriots” hanno tenuto il loro primo summit pre-Consiglio (che definiscono “storico”) e al termine il premier ungherese ha annunciato il sostegno al commissario designato italiano, considerato “eccellente e perfetto” per il ruolo.
Scontato il sostegno dei Conservatori di Giorgia Meloni, è da tempo anche noto il via libera dei Popolari che appoggiano “con grande determinazione” il ministro italiano. Del resto “ormai è un commissario del Ppe”, diceva ieri tra il serio e il faceto una fonte italiana di alto livello.
Resta da vedere quale sarà l’atteggiamento tenuto dai Liberali di Renew e dal gruppo dei Socialisti e Democratici, che infatti tengono le carte coperte. All’interno di entrambi i gruppi ci sono componenti che sarebbero contrarie a votare Fitto. E a rendere più incerto il quadro è un meccanismo molto complesso. L’audizione di Fitto si terrà in commissione Affari regionali, che sarà poi chiamata a votare (mentre i membri delle Commissioni Trasporti, Bilancio, Agricoltura, Pesca e Lavoro potranno ascoltare, fare domande ma non votare). L’audizione avrà una durata di circa tre ore e verrà trasmessa in diretta streaming. Il candidato, dopo avere già inviato le sue risposte a una serie di domande scritte, tiene un discorso di massimo quindici minuti e risponde a un numero di domande che non può essere superiore a venticinque. Dopodiché è invitato a concludere brevemente. A seguito dell’audizione, il presidente e i coordinatori dei gruppi si riuniscono per valutare i candidati per i quali è prevista un’unica lettera di valutazione. Se i coordinatori approvano all’unanimità il commissario designato, il presidente presenta una lettera di approvazione per loro conto; se i coordinatori respingono all’unanimità il commissario, il presidente presenta una lettera di reiezione per loro conto; se i coordinatori che approvano il commissario designato rappresentano almeno due terzi dei membri della commissione competente, il presidente presenta una lettera per loro conto in cui dichiara che un’ampia maggioranza approva il commissario designato. Dunque in questo caso i coordinatori di Socialisti e Renew dovranno fare una ‘ricognizione’ interna, valutare componenti favorevoli e contrarie, e decidere come posizionare il gruppo. Nel caso dei Socialisti, la delegazione più grande è quella del Pd, la seconda quella spagnola, che ha in ballo la nomina della vicepresidente esecutiva alla Transizione verde e alla Concorrenza Teresa Ribera (Psoe). Nel caso in cui non si riesca a raggiungere la maggioranza di almeno due terzi dei membri della Commissione per approvare il candidato, i coordinatori possono richiedere informazioni complementari attraverso ulteriori domande scritte e, se ciò non risulta soddisfacente, possono richiedere alla Conferenza dei presidenti (i capigruppo politici) di riprendere l’audizione per la durata di un’altra ora e mezza. Non è escluso, e in passato è successo (tra gli altri all’italiano Rocco Buttiglione) che un candidato sia stato ritirato dal presidente della Commissione europea – che però non è obbligato a farlo – o spostato a un’altra delega.
Alla fine, anche per il gioco incrociato dei candidati designati (appunto Fitto-Ribera), la posizione del ministro italiano a oggi appare abbastanza solida. E il calendario stabilito – con il voto di tutta la destra – sembra pensato proprio per rendere più inattaccabile l’intesa complessiva. L’ultimo giorno utile, il 12 novembre, saranno infatti auditi i vicepresidenti: Fitto sarà il primo a essere esaminato, penultima la Ribera. Un modo per legare le mani ai Socialisti: se verrà fatto uno sgambetto all’italiano, anche la spagnola potrebbe essere a rischio.