Lun 12 Maggio 2025

Our Souls at Night: l’inquietudine di una generazione in mostra a Napoli

ATTUALITA'Our Souls at Night: l'inquietudine di una generazione in mostra a Napoli

Chi è nato tra gli anni ’90 e i 2000 appartiene a una terra di mezzo, sospesa tra due mondi senza sentirsi pienamente rappresentato da nessuno dei due. È la generazione che ha sperimentato per prima un mondo digitalizzato, senza confini fisici o barriere sociali, razziali e politiche. Ma è anche la prima ad aver vissuto l’illusione e il fallimento di un’idea di progresso lineare. L’iperconnessione ha trasformato il tempo in un eterno presente, collassato su sé stesso, mentre il futuro, anziché apparire come una promessa, si manifesta come un’incognita soffocante. Nessuna aspettativa, solo un domani che incombe come una nube.

Questa condizione di sospensione e incertezza è al centro di “Our Souls at Night”, la nuova mostra collettiva della Galleria Umberto Di Marino. Gli artisti in mostra – Omar Castillo Alfaro, Guendalina Cerruti, Gwen, Miriam Marafioti, Margherita Mezzetti, Gabriella Siciliano e Yulia Zinshtein – danno voce a una generazione cresciuta senza confini, ma che oggi si ritrova intrappolata in un eterno “adesso” senza certezze.

Nella società attuale, caratterizzata da una generale chiusura su sé stessi e una crescente sfiducia nel futuro, la realtà si presenta frammentata e in continua mutazione. Gli stessi corpi, umani o naturali, si trovano in costante metamorfosi.

Sintetico, digitale, umano, naturale: la materia si trasforma in veicolo di una nostalgia generazionale, una piccola storia composta da molte testimonianze dissonanti che convergono sull’assenza di una verità univoca. Ciò che emerge è un sentimento di malinconia profonda, non solo per ciò che è stato, ma anche per ciò che avrebbe potuto essere. È il rimpianto delle possibilità non realizzate, dei sogni sfumati prima ancora di concretizzarsi. Ma è anche l’espressione di un tempo sospeso, in cui un’intera generazione sembra esitare di fronte all’irreversibilità delle scelte, dilatando all’infinito il momento prima dell’azione.

In questa tensione tra nostalgia e incertezza, la mostra “Our Souls at Night” diventa un’indagine sul nostro tempo: un eterno presente in cui il passato è irraggiungibile e il futuro appare sempre più indefinito. Così, si resta per sempre lassù, in un limbo che sembra non trovare mai una risoluzione definitiva.

Indagando dimensioni della solitudine differenti, le pitture di Yulia Zinshtein e Margherita Mezzetti ne offrono interpretazioni contrastanti. La prima ritrae soggetti dai corpi abbozzati e caricaturali, seduti ai tavoli dei bar, esprimendo l’incapacità nelle relazioni umane; mentre la seconda, attraverso collage di corpi lisci e irreali, suscita inquietudine fondendo immagini quotidiane con elementi narrativi di finzione.

Miriam Marafioti dipinge una realtà cartografica, giocando con la rappresentazione del paesaggio reale e scientifico, contaminandolo con colori acidi ed elementi naturali invadenti. Si giunge poi a una percezione più oscura nei lavori di Gwen, che lascia lo spettatore ai suoi incubi, evocando paure e traumi fatti di mostri e streghe. Omar Castillo Alfaro, rivisitando pratiche ancestrali della sua terra d’origine, esplora la persistenza di traumi identitari nello sviluppo di una narrazione post-coloniale.

Infine, emerge un’estetica della nostalgia con Gabriella Siciliano, che sospende il visitatore in un mondo di peluche e giostre immobili, simbolo di un’infanzia che non vuole (o non può) cedere il passo all’età adulta. Guendalina Cerruti combina giochi d’infanzia, come luccicanti perline, a un’estetica grezza da DIY, suggerendo un senso di precarietà e fragilità emotiva.

“Our Souls at Night” è un viaggio nelle anime notturne di un’epoca senza certezze, un’esplorazione di solitudini, sogni infranti e identità sospese. Qui non c’è più spazio per un futuro speranzoso e da costruire con fatica e fiducia, ma un’ombra ingombrante, un’eredità incerta che grava sulle nuove generazioni. Le opere in mostra non offrono risposte, ma amplificano dubbi e domande, rispecchiando il senso di disorientamento di un’intera generazione.

Adriana Talia

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