(Adnkronos) – Il governo vara il decreto sui Paesi sicuri e modifica l’elenco, con un provvedimento adottato dopo la bocciatura dei primi trattenimenti di migranti in Albania. Nella lista definita dal decreto sono compresi 19 paesi: chi arriva da questi paesi, in cui non sono presenti conflitti o persecuzioni, in teoria non dovrebbe ottenere asilo.
”Il decreto riassume in legge di fonte primaria l’indicazione dei paesi sicuri, si tratta di un elencazione che riguarda 19 Paesi sugli originari 22. Abbiamo escluso il Camerun, la Colombia e la Nigeria”, ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in conferenza stampa dopo il Cdm.
L’elenco è ora composto da 19 Paesi sicuri, individuati secondo i criteri stabiliti dalla normativa europea (vedi l’art. 2bis del decreto legislativo 25/2008) e dai riscontri rinvenibili dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. L’elenco dei paesi sicuri verrà aggiornato periodicamente, sempre mediante atto avente forza di legge.
“Il giudice può disapplicare un atto amministrativo se lo ritiene illegittimo ma lo può fare incidenter tantum, senza abrogarlo. Semplicemente non lo applica. Questo non vale per la fonte primaria, nel momento in cui un elenco di Paesi sicuri viene inserito in una legge il giudice non può disapplicare la legge”, ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio in conferenza stampa a Palazzo Chigi. “Il giudice, se ritiene che la legge sia incostituzionale, può fare ricorso alla Corte, quindi tenderei a escludere che possa disapplicarla”, ha aggiunto.
Il Tribunale di Roma quindi non potrebbe più rispedire indietro i migranti dall’Albania? “No, perché è previsto da una norma primaria, in sostanza si dovrebbe disapplicare una norma di legge”, ha detto Piantedosi.
“Certamente non si escludono ulteriori interventi, vedremo che succede, vorremo far funzionare le norme europee sui rimpatri”, ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. L’elenco sarà oggetto di “un aggiornamento periodico annuale, e che vedrà il vaglio anche delle commissioni parlamentari”, ha spiegato ancora Mantovano.