PADOVA – Nel giorno della sentenza per il caso di stupro di massa di Mazan, e della condanna del marito e dei 50 stupratori di Giséle Pelicot, Elena Cecchettin ha ripostato su Instagram il graffito anti-patriarcato dell’artista Laika dedicato alla stessa Gisèle e alla sorella di Elena, Giulia Cecchettin. Ad accompagnare il post, la semplice scritta “Merci Gisèle”, con cui Elena ha ringraziato la donna francese diventata- suo malgrado- un’icona globale del femminismo e del coraggio, della lotta contro la violenza di genere e il patriarcato. Un’icona al pari della sorella minore di Elena, Giulia Cecchettin il cui nome, anche grazie alla fondazione omonima voluta dalla sua famiglia, sarà per sempre associato non solo a un fatto di cronaca nera- il femminicidio per mano del suo ex Filippo Turetta- che purtroppo l’ha strappata alla vita troppo presto, ma soprattutto alla lotta alla violenza contro le donne.
Il murale firmato dalla street artist Laika è apparso in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre scorso, a Milano, in viale Tunisia all’angolo con via Lecco. Si intitola ‘Smash the patriarchy’ (tradotto in italiano: “distruggi il patriarcato”) e raffigura le due donne con il pugno alzato, in un gesto di sfida, coraggio e lotta contro un sistema che hanno di fatto portato allo scoperto e iniziato a sovvertire.
“Ho affisso questo poster con dolore e rabbia, ma anche con una profonda voglia di lottare per cambiare le cose – scriveva Laika sui social, a corredo della sua opera – Siamo nel 2024 e questa strage, figlia di un patriarcato sistemico profondamente radicato, sembra non avere fine. È il momento di agire. Un cambiamento radicale è urgente. È necessario introdurre l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, un passo fondamentale per formare una nuova generazione più consapevole, che elimini la cultura dello stupro sostituendola con quella del consenso, con la speranza di trasformare il futuro”.
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