In un panorama fiscale globale in rapida evoluzione, l’Italia emerge come una destinazione sempre più attraente per individui ad alto reddito in cerca di vantaggi fiscali e qualità della vita.
Nonostante il recente raddoppio della flat tax sui redditi esteri, annunciato dal governo Meloni lo scorso agosto, il Belpaese si posiziona al sesto posto mondiale – e primo in Europa – tra i “paradisi fiscali” legali per stranieri facoltosi.
Secondo il Rapporto annuale sulla migrazione globale della ricchezza privata, pubblicato dalla società di consulenza britannica Henley & Partners, nel 2024 l’Italia accoglierà circa 2.200 multi milionari, su un totale di 128.000 individui ad alto patrimonio in movimento a livello globale. Questo flusso pone l’Italia davanti a tradizionali mete come Svizzera e Principato di Monaco, segnando un cambio significativo nelle dinamiche fiscali europee.
Il contesto normativo attuale prevede per i nuovi residenti fiscali – a condizione di essere stati residenti all’estero per 9 degli ultimi 10 anni – una tassazione forfettaria di 200.000 euro annui sui redditi di fonte estera.
Questa cifra, pur rappresentando un raddoppio rispetto ai precedenti 100.000 euro, mantiene l’Italia in una posizione competitiva nel panorama fiscale internazionale.
Simmaco Riccio, partner di BLB TAX, offre un’analisi approfondita del fenomeno: “Stiamo assistendo a un vero e proprio esodo fiscale dalla Gran Bretagna, storico hub della finanza internazionale grazie al regime ‘non dom’.
L’annunciata abolizione di questo sistema agevolativo da parte dei laburisti, prevista per ottobre, ha innescato una corsa alla ricerca di alternative vantaggiose. In questo contesto di mutamento, l’Italia si sta affermando come una destinazione di primo piano, capace di offrire un mix attraente di benefici fiscali e qualità della vita”.
Il flusso verso l’Italia è alimentato principalmente da tre categorie di individui provenienti dal Regno Unito. In primo luogo, troviamo i beneficiari del regime ‘non dom’ in scadenza, che cercano nuove opportunità fiscali.
Seguono coloro che, pur non beneficiando più di tale regime, nutrono preoccupazioni riguardo all’introduzione di norme più stringenti sulla tassazione delle successioni nel Regno Unito.
Infine, un gruppo significativo è rappresentato dai professionisti del private equity, i quali stanno considerando di lasciare il paese in risposta all’annunciato aumento della tassazione sul “carried interest”, che passerebbe dal 28% al 45%.
Questa combinazione di fattori sta spingendo un numero crescente di individui ad alto reddito a considerare l’Italia come una destinazione fiscale attraente.
La scelta dell’Italia non è casuale. Il Portogallo, precedentemente meta ambita, ha recentemente posto fine alle agevolazioni fiscali per i nuovi residenti esteri, a causa delle pressioni sociali generate dall’aumento dei prezzi immobiliari.
La Svizzera, altra destinazione classica, affronta l’incertezza di un possibile referendum nel 2026 su una nuova imposta del 50% su successioni e donazioni per patrimoni oltre i 50 milioni di franchi svizzeri.
In questo contesto, il raddoppio della flat tax italiana potrebbe paradossalmente rivelarsi un vantaggio. L’incremento potrebbe fungere da meccanismo di autoregolazione, riducendo il rischio di un surriscaldamento del mercato immobiliare e prevenendo così problematiche simili a quelle osservate in Portogallo.
Mentre per i detentori di grandi patrimoni la differenza risulta marginale, l’aumento potrebbe scoraggiare l’afflusso di capitali di entità minore.
Questo effetto selettivo permetterebbe all’Italia di mantenere la sua attrattività specificamente per i veri ‘high net worth individuals’, garantendo un afflusso di capitali significativo senza compromettere l’equilibrio del mercato locale.
È importante notare che questo fenomeno si inserisce in un trend globale più ampio. Henley & Partners prevede che nel 2024 ci sarà un movimento di 128.000 milionari in cerca di vantaggi fiscali e stili di vita attraenti, con gli Emirati Arabi Uniti in testa alla classifica delle destinazioni più ambite (6.700 arrivi previsti), seguiti da Stati Uniti (3.800) e Singapore (3.500). D’altra parte, paesi come la Cina (-15.200), l’India (-4.300) e il Regno Unito (-9.500) stanno registrando i maggiori deflussi di individui ad alto patrimonio.
Questo scenario pone sfide e opportunità per l’Italia. Da un lato, l’afflusso di capitale e competenze può stimolare l’economia e l’innovazione. Dall’altro, sarà cruciale gestire attentamente gli effetti sul mercato immobiliare e sul tessuto sociale delle città coinvolte.
In conclusione, l’Italia si trova in una posizione unica per capitalizzare su questa tendenza globale. Il successo a lungo termine dipenderà dalla capacità di bilanciare l’attrattività fiscale con politiche che garantiscano benefici diffusi all’economia nazionale e prevengano distorsioni del mercato.
Mentre il dibattito sulla equità fiscale rimane aperto, è chiaro che l’Italia sta giocando un ruolo sempre più prominente nella competizione globale per attrarre ricchezza e talenti.
L’articolo L’Italia nuova meta dei “paperoni” internazionali proviene da Notiziedi.it.