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Libia, da Bashar ad Haftar: risiko russo nel Mediterraneo

MondoLibia, da Bashar ad Haftar: risiko russo nel Mediterraneo

ROMA – I sistemi intercettori S-400 russi contro l'”incubo” dei droni turchi Bayraktar: sarebbe questa la scommessa del generale Khalifa Haftar a quattro anni dai bombardamenti aerei che fermarono la sua offensiva su Tripoli.

Con l’agenzia Dire ne parla Jalel Harchaoui, analista esperto di Libia del Royal United Services Institute (Rusi). Al centro dell’intervista, in linea con le competenze del think tank di base a Londra, questioni geopolitiche, militari e di sicurezza.

Come i voli cargo in direzione dell’est della Libia segnalati da fonti aperte dopo la caduta del presidente siriano Bashar Al-Assad, costretto a riparare a Mosca l’8 dicembre per l’avanzata dei ribelli di Hayat Tahrir Al-Sham.

Secondo Harchaoui, “c’è stato un incremento delle attività dalla Russia e dalla Bielorussia verso la regione della Cirenaica”. Una delle fonti è Itamilradar, una piattaforma di osservazione di voli di rilievo militare nel Mediterraneo.

Stando alle sue segnalazioni, cargo Ilyushin appartenenti al ministero di Mosca per le Emergenze hanno volato tra la Russia e la base di Al Khadim, situata a est di Bengasi, la città principale della Cirenaica sotto il controllo di Haftar.

Secondo Harchaoui, sono pure confermate partenze dalla Siria verso la Libia orientale, con atterraggi in strutture gestite da Mosca. “Notiamo la tendenza a utilizzare piccole basi con arrivi direttamente dall’estero”, dice l’esperto, “e non invece passaggi da Bengasi, normali in una situazione di maggior tranquillità”.

Ci sono poi le fonti, americane e libiche, citate dal quotidiano statunitense Wall Street Journal. Stando alla ricostruzione del giornale, aerei cargo russi hanno trasportato dalla Siria equipaggiamenti di difesa aerea, compresi radar per i sistemi intercettori S-400 e S-300. Le attrezzature sarebbero ora nelle disponibilità dell’Esercito nazionale libico di Haftar.

Le fonti del Wall Street Journal hanno anche sostenuto che Mosca starebbe valutando se potenziare le strutture che già dispone nel porto di Tobruk, sempre in Cirenaica, per ospitare navi da guerra. La premessa, secondo Harchaoui, è che in Siria la Russia ha subito una sconfitta.

“Anche se riuscisse a raggiungere un accordo con il nuovo governo di Damasco, magari pure con un benestare turco, qualunque intesa sarebbe peggiore di quella che aveva già con Al-Assad” dice l’esperto.

“E’ naturale che debba compensare, anche perché sin dai suoi primi mesi al potere nel 1999 uno dei cardini della dottrina di Vladimir Putin è stato che la presenza nel Mediterraneo è cruciale”. Mosca, “terza Roma” degli zar, non rinuncia dunque al “Mare nostrum”.

Sarebbe questa la linea della Russia, che in Siria era riuscita a garantirsi l’accesso al Mediterraneo con due basi: quella navale di Tartus, inaugurata negli anni Settanta del secolo scorso, ai tempi dell’Urss, e quella aerea di Hmeimim, operativa dal 2015. Non solo.

Harchaoui evidenzia la necessità per Mosca di mantenere collegamenti, prossimità e vie di transito verso Paesi come Repubblica Centrafricana, Sudan, Mali, Niger o Burkina Faso.

“Negli ultimi anni”, sottolinea l’esperto, “Mosca ci ha puntato acquisendo un’influenza politica a volte con sforzi ridotti”.

Il riferimento è in particolare alle ex colonie francesi dove il sentimento anti-francese ha messo in crisi i governi locali, favorendo rivolgimenti politici e anche golpe guidati da ufficiali dell’esercito. È di pochi giorni fa l’annuncio che anche il Ciad, l’ultimo baluardo di Parigi nel Sahel, ha rotto l’accordo di cooperazione militare con la Francia.

Arriviamo così ad Haftar, che in Ciad combattè negli anni Ottanta del secolo scorso, quando in Libia comandava ancora il colonnello Muammar Gheddafi. Secondo Harchaoui, dal 2022 il generale ha ricevuto più visite di dirigenti e ufficiali americani.

“Gli hanno chiesto di distanziarsi dai russi”, sottolinea l’esperto, “ma lui li ha ignorati, peraltro senza subire alcun tipo di conseguenze”. Ma che interesse avrebbe Haftar a un’alleanza con Mosca? “Ha bisogno dei sistemi di difesa aerea, quelli che gli sono mancati clamorosamente nel 2020” risponde Harchaoui.

“Gli S-400 russi sono un asset importante, in particolare per far fronte ai droni turchi, già decisivi perché il governo di Tripoli potesse respingere l’offensiva che arrivava da est”. 
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