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L’esperto: ecco le ricadute in Ue dello scontro sui migranti in Albania

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Parla Ferruccio Pastore, direttore FIERI, centro ricerca migrazione

Roma, 23 ott. (askanews) – Lo scontro fra governo italiano e magistratura sui centri migranti in Albania anticipa un cambiamento profondo a livello europeo delle norme per l’accesso: lo spiega Ferruccio Pastore, direttore del FIERI, il centro di ricerca internazionale sulla migrazione di Torino. Attualmente possono essere detenuti in Albania solo i migranti non vulnerabili che provengono da “paesi sicuri”. Dopo lo stop del tribunale di Roma, il governo Meloni ha varato un nuovo decreto sul concetto di “paese sicuro”.”A me pare che tutte le voci dei giuristi siano concordi: il nuovo decreto legge non cambia in modo radicale la questione, perché o un paese terzo viene considerato integralmente sicuro, in tutte le sue parti e rispetto a tutte le categorie di potenziali richiedenti asilo – e allora si può procedere in maniera accelerata, sottoporre il richiedente asilo a detenzione in quel periodo e portarlo in Albania per la gestione del caso – ma se il paese non è integralmente sicuro questo non si può fare” dice Pastore. “Ad oggi, i centri albanesi sono destinati a rimanere vuoti per un bel po’”.Almeno finché non entrerà in vigore il nuovo Patto sull’Immigrazione, votato dai paesi Ue nel giugno di quest’anno, e che cambia i parametri. Ma la data per ora è il giugno del 2026.Finora l’Europa unita aveva solo stabilito una fitta rete di accordi con diversi paesi di partenza: Libia, Tunisia, Turchia, Egitto, perché frenassero le partenze fuori dai confini e dalle acque territoriali europee.”Questi non sono paesi sicuri anzi alcuni sono fra i paesi più insicuri al mondo per un giovane africano in fuga” osserva Pastore.Però sono lontani dai nostri occhi. Per i migranti che riescono ad arrivano in Europa, invece, l’idea del modello albanese, cioè di esternalizzare e allontanare il problema, riscuote grande interesse.”Il ragionamento del governo italiano, ma anche di altri paesi, è ‘ci rendiamo conto che sottoporre a detenzione un richiedente asilo è discutibile, ma noi lo facciamo solo con quelli che è improbabile siano davvero rifugiati'” dice Pastore. “Questo scontro istituzionale italiano è un’anticipazione – ancora una volta l’Italia si dimostra laboratorio di sviluppi europei non necessariamente brillanti – di qualcosa che sta accadendo anche a livello europeo. E’ uno scontro in ultima analisi fra governi e princìpi che fino a ieri era considerati il fondamento delle democrazie liberali europee: il principio che se qualcuno si presenta alle tue frontiere ed è bisogno di aiuto, tu glielo dai”.

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