Il 16 gennaio del 2023 il super boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro è stato arrestato a Palermo, dopo una latitanza che perdurava dal 1993. Messina Denaro era stato inserito dalla rivista Forbes nella lista dei dieci latitanti più ricercati del mondo.
Per comprendere la portata criminale, nazionale e internazionale, del mafioso originario di Castelvetrano è sufficiente ricordare che nell’elenco stilato da Forbes figuravano alcuni dei più efferati e spietati criminali della storia, come il narcotrafficante Joaquin Guzmàn, il terrorista di Al Qaeda Ayman al-Sawahiri, l’imprenditore Felicien Kabuga, responsabile dello genocidio ruandese del 1994, e Joseph Kony, criminale ugandese a capo del movimento Lord’s Resistance Army, accusato di omicidi, stupri, mutilazioni e atti di cannibalismo.
Tutti si aspettavano che l’arresto del burattinaio di Cosa Nostra venisse accolto con un entusiasmo unanime e gioioso. È stato così, ma solo in parte. Per quali ragioni il ritrovamento del peggiore delinquente del Paese, autore materiale del periodo stragista di Cosa Nostra (una delle pagine più nere della nostra Nazione), che ha acconsentito al tragico assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo e colpevole di centinaia di omicidi, non ha scatenato l’eccitazione popolare?
Scartando una parte piccola, vergognosa e ignorante del Paese, che tende a idealizzare e idolatrare criminali senza scrupoli per idiozia, rei di confondere colpevolmente la fiction e la realtà, l’opinione pubblica non perdona allo Stato di aver impiegato tre decadi per scovare e arrestare il più ricercato d’Italia, considerando soprattutto che il bandito raramente ha lasciato l’isola siciliana (è stato arrestato, malato e stanco, nell’elegante clinica La Maddalena, di Palermo).
Questa insoddisfazione generale ha in qualche modo depotenziato la conquista e sfumato i contorni della vittoria, parsa a molti di Pirro. Questi mugugni sono assolutamente giustificati, anche in virtù delle nuove rivelazioni che stanno fuoriuscendo dalla melma dell’attività investigativa.
Nell’ultimo servizio di Report, datato 23 gennaio 2023, sono stati messi in luce ombre oscure sul lavoro dello Stato, tra depistaggi grotteschi e tradimenti altisonanti. A mettere un ulteriore carico sono state le dichiarazioni di Salvatore Baiardo (condannato per favoreggiamento della latitanza dei Boss Graviano, intimi amici di Messina Denaro) che, nel novembre 2022, aveva “profetizzato” l’ipotesi di una spontanea consegna del Messina Denaro in cambio, non sovvengono termini migliori, di un “favore” alla malavita.
Affinché lo Stato italiano possa definirsi tale, e non fallito in ogni sua parte, è obbligato a far luce sulla losca vicenda della latitanza di Messina Denaro. Ciò, però, non implica che la cattura del boss di Cosa Nostra debba passare in secondo piano. Matteo Messina Denaro era la mente, le braccia, il “cuore” pulsante di Cosa Nostra e il suo arresto non può essere sminuito.
Dovremmo smetterla, in questo paese, di guardare il bicchiere mezzo vuoto e avvinghiarci al male, come fosse l’unica soluzione possibile, e imparare a prendere il buono dalle cose, per costruirci sopra. Costruire sempre, anche dall’arresto di Matteo Messina Denaro.
Ciro Cuccurullo
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