Lello Barretta, il barbiere che insegna ai giovani a credere nel lavoro (e in sé stessi)
Nel quartiere napoletano di Pianura, in via Comunale Vecchia, c’è un salone che è molto più di una semplice barberia: è un luogo di formazione, confronto e rinascita. Si chiama Fashion For Man, e dietro le sue vetrine batte il cuore di Raffaele Barretta – per tutti semplicemente Lello – 46 anni, barbiere da quando ne aveva appena 9.
«All’inizio scappavo, preferivo il pallone», racconta con un sorriso. Il suo primo approccio al mestiere fu forzato: una bottega a Sant’Antimo, scope in mano e poca voglia di restare fermo. Ma bastarono cinque mila lire, guadagnate in una settimana, per fargli capire che quel lavoro aveva un senso, e soprattutto un valore. Oggi, dopo quasi quarant’anni, Lello è un punto di riferimento per il quartiere e per tanti ragazzi che nel suo salone trovano non solo un mestiere, ma anche una guida.
La sua svolta arrivò a 19 anni, quando fu accolto nell’accademia del maestro Rastrelli, un parrucchiere abruzzese che gli insegnò che «fare il barbiere è un’arte» e che «la cura per il cliente deve essere costante, dal primo all’ultimo giorno». Da allora, Lello non ha mai smesso di studiare e migliorarsi. «Spesso, anche fuori dall’orario, penso a nuove tecniche. Il cavallo buono si vede alla distanza», dice con quella passione che oggi trasmette ogni giorno ai suoi allievi.
Nel 2008, dopo molte esitazioni, aprì il suo primo salone, grazie al sostegno decisivo della moglie. Oggi, nel suo secondo negozio a Pianura, lavorano con lui sette giovani, tra cui i due figli e un fratello. E se è vero che il mestiere nobilita l’uomo, in questo caso lo trasforma anche in mentore.
Lello ha pettinato celebrità a Sanremo e a Cinecittà, ma la sua vera soddisfazione sta nel vedere crescere i ragazzi che forma. «Oggi i giovani sono spesso lontani dall’artigianato, non perché non ne abbiano voglia, ma perché nessuno gliel’ha fatto amare. Sono gli adulti ad aver trasmesso altri modelli», riflette. E aggiunge: «Molti hanno paura che i ragazzi gli rubino il mestiere, ma se sei bravo, nessuno ti toglie niente. Non c’è niente di più bello che vedere la passione accendersi negli occhi di un giovane».
Nel suo salone, l’atmosfera è quella di una famiglia. Il rapporto con i ragazzi è affettuoso, quasi paterno: li guida con fermezza ma senza urlare, corregge con pazienza, pretende precisione ma senza mai spegnere l’entusiasmo. Ogni gesto, ogni taglio, è un’occasione per imparare e crescere.
Secondo Lello, per avviare davvero un giovane nel mondo del lavoro non bisogna caricarlo di pressioni. «Non è vero che i ragazzi di oggi non hanno pazienza. Ce l’hanno, eccome. Basta dargli fiducia. E insegnargli che con dedizione e sacrificio si può arrivare ovunque».
Ecco, forse è proprio questa la vera arte di Lello Barretta: non il taglio perfetto o l’acconciatura alla moda, ma la capacità di trasmettere ai ragazzi l’orgoglio di un mestiere antico, trasformandolo in un ponte verso il futuro.
In un’epoca in cui l’artigianato e i mestieri classici sembrano destinati a scomparire, sommersi da un mondo sempre più digitale e standardizzato, figure come Lello Barretta rappresentano una vera ancora di salvezza. La crisi delle professioni manuali non riguarda solo l’economia, ma anche la cultura e l’identità di interi territori. Insegnare un mestiere, oggi, significa salvaguardare un patrimonio umano e professionale che rischia di andare perduto. E Lello, con il suo salone e il suo metodo fatto di ascolto, passione e pazienza, riesce là dove spesso falliscono le istituzioni: avvicina i giovani al lavoro vero, quello che si sporca le mani ma nobilita l’anima.
Fabio De Rienzo