ROMA – La Corte penale dell’Aia (Cpi) ha emesso mandati di arresto internazionali per crimini di guerra e contro l’umanità a carico del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, e contro alcuni funzionari del gruppo palestinese Hamas, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nel contesto della guerra contro la Striscia di Gaza, e per agli attacchi del 7 ottobre 2023.
La Corte penale internazionale, in una nota in cui illustra le motivazioni dei mandati d’arresto, riferisce che l’arco temporale preso in considerazione per Netanyahu e Gallant riguarda fatti criminosi commessi “dall’8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024, giorno in cui la Procura ha depositato le domande di mandato di arresto”. La richiesta dei mandati di arresto è partita dal procuratore capo della Cpi, Karim Khan, mentre era in corso l’offensiva di terra israeliana contro Rafah, ultima città a sud della Striscia di Gaza, al confine con l’Egitto. Un’operazione contro cui si erano espressi anche gli alleati di Tel Aviv, poiché in quei giorni Rafah era diventata meta ultima per gli sfollati da tutta la Striscia, e si contava ospitasse oltre l’80% della popolazione totale. Tra i funzionari di Hamas individuati, figura il comandante militare Mohammed Deif. I tre leader di Hamas che erano stati precedentemente individuati da Khan a maggio sono stati uccisi in altrettanti attacchi condotti dalle forze israeliane.
L’ufficio di Netanyahu ha descritto la sentenza come “assurda e falsa menzogna” e ha affermato che la decisione è “antisemita”.
Israele “non cederà alle pressioni, non si lascerà scoraggiare e non si ritirerà” finché, ha affermato, non saranno raggiunti tutti gli obiettivi di guerra.
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