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In Puglia al via raccolta olive, produzione crolla del 40%

AttualitàIn Puglia al via raccolta olive, produzione crolla del 40%

Si raccoglie con 15 giorni di anticipo, qualità è eccellente
Roma, 15 ott. (askanews) – Al via in anticipo di 15 giorni la raccolta delle olive in Puglia: una campagna che segna in media un crollo del 40% rispetto allo scorso anno, a causa della siccità che ha colpito la regione sin dalla primavera e che persiste tutt’ora. Ma in compenso la qualità risulta eccellente. E’ quanto emerge dalla stima di Coldiretti Puglia e Unaprol sulla campagna olivicola 2024/2025, diffusa in occasione dell’avvio della raccolta delle olive.
In provincia di Bari e nella BAT si rischia un calo fino al 40% della raccolta di olive a causa delle temperature sopra la media già ad aprile e maggio, che hanno causato un progressivo aborto dei fiori.
In provincia di Foggia, con l’avvio della campagna olearia si sta delineando un quadro più chiaro della stagione olivicola, dove l’innalzamento delle temperature dal mese di maggio ad agosto è stato di ostacolo per l’allegagione. Di fatto, anche nell’areale foggiano è stimata una bassa produzione di olive, in termini percentuali in calo del 50% rispetto alla scorsa stagione olivicola.
Calo sensibile anche in Salento, con le province di Taranto e Brindisi che risentono della siccità e della mancanza di piogge, ma anche i costi di produzione sono triplicati e la mancanza di manodopera sia per la coltivazione dei terreni sia per l’apertura dei frantoi penalizza gravemente il settore olivicolo – oleario.
A causa della Xylella fastidiosa sono andate perse 3 olive su 4 in provincia di Lecce con un crollo del 70%. Finora il numero stimato di ulivi reimpiantati è pari a poco più di 3 milioni, contro i 21 milioni di piante infette per la strage causata dalla Xylella, pari ad appena il 14%.
“Non è più rinviabile un piano strategico dell’olivicoltura – spiegano il presidente e il direttore di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo e Pietro Piccioni – che metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione, oltre al recupero dei tanti uliveti abbandonati che devono essere rinnovati, proseguendo a livello internazionale la battaglia per tutelare la qualità del nostro olio extravergine d’oliva”.

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