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In Lombardia serve un ‘pronto soccorso psichiatrico’ per la salute mentale: 160.000 i ludopatici in regione

PoliticaIn Lombardia serve un ‘pronto soccorso psichiatrico’ per la salute mentale: 160.000 i ludopatici in regione

MILANO – Per evitare che pazienti con problemi di salute mentale o di ludopatie accedano ai pronto soccorso come avvenuto finora, serve una riorganizzazione dell’accesso ai servizi psicologici e psichiatrici. È l’idea lanciata oggi da Guido Bertolaso, assessore al Welfare della Regione Lombardia, chiudendo questa mattina al Palazzo Lombardia il convegno “Gioco d’azzardo e dipendenze comportamentali. Una sfida per un nuovo approccio ai problemi di salute mentale”, alla vigilia della Giornata mondiale per la salute mentale. L’assessore ha spiegato: “Nel 2023 in Lombardia abbiamo registrato oltre 25.000 accessi ai pronto soccorso per problemi psichiatrici, il 17% in più rispetto al 2020. I dati ci confermano che queste saranno le vere emergenze del futuro”. Per affrontarle, non è esclusa la creazione di sportelli per l’accesso per i problemi di salute mentale, compresi quelli legati all’azzardo. Bertolaso ha sottolineato, davanti a una platea di esperti, che “in questa regione c’è una squadra che è in grado di affrontare i problemi della salute mentale e dell’azzardo in particolare, con un approccio sempre più multidisciplinare”.

BERTOLASO: “SPORTELLO PER L’ACCESSO A PROBLEMI SALUTE MENTALE E POTENZIAMENTO PERSONALE”

Introducendo il convegno, l’assessore aveva sostenuto che “per diverse dipendenze”, compresa quella da gioco d’azzardo, “non si capisce a quali servizi istituzionali bisogna rivolgersi. Se uno di noi ha mal di testa, mal di pancia, teme di avere un infarto o un problema di salute serio, chiama il 118. In caso di dipendenze, spesso non si riesce a trovare l’esperto, perché non siamo noi in grado di spiegare come fare a trovare qualcuno che ti aiuta” ha aggiunto Bertolaso. “Da questo punto di vista- ha spiegato l’assessore- abbiamo anche un problema di risorse umane. Come molti problemi che dobbiamo affrontare, dalle liste d’attesa all’intasamento dei pronto soccorso, anche i problemi legati all’articolato mondo della salute mentale sono legati alla carenza di personale”.
Secondo l’assessore, “servono incentivi per ampliare la platea di operatori” e dall’altro lato “bisogna informare i cittadini spiegando loro dove andare per cercare di risolvere i loro problemi”. Gli italiani spendono per il gioco d’azzardo 150 miliardi di euro l’anno; “è molto di più del budget complessivo per la spesa sanitaria, che è di 130 miliardi. Parte di questi 150 miliardi finiscono nel finanziamento per la sanità, in un circolo vizioso che da questo punto di vista non vorremmo vedere”, ha concluso Bertolaso.

ALCOL, GIOCO E SHOPPING SONO TOLLERATI, MA POSSONO DIVENTARE PATOLOGICI

Il consumo di alcolici, lo shopping anche compulsivo e il gioco d’azzardo, entro certi limiti, sono tollerati dalla nostra società. “Queste esperienze portano però a dipendenze comportamentali, nonostante questi comportamenti siano ‘accettabili’. Per questo, diventa molto più insidioso capire quando diventano un problema”. Lo ha spiegato Camilla Ciliberti, psicologa, psicoterapeuta e referente dello sportello SpazioGio dell’Asst Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano, intervenuta questa mattina al convegno sull’azzardo, organizzato dalla Regione. “Riconoscere il limite entro il quale si parla di patologia può diventare piuttosto complesso, così come riconoscerlo- ha aggiunto Ciliberti- ma la persona può accorgersi di passare molto più tempo di prima a giocare d’azzardo o capire che non riesce a rispettare un limite economico che si era data. La fase successiva è fare diversi sforzi per interrompere il gioco, ma ci si accorge di non riuscire”.

CILIBERTI (NIGUARDA): “STIMIAMO 160.000 LUDOPATICI IN REGIONE, POCHI ARRIVANO A SERVIZI”

Ciliberti ha spiegato che “l’azzardo è visto come un vizio, come una cattiva abitudine, ma a certi livelli è a tutti gli effetti una patologia”. Allo stesso modo, l’azzardopatico vive “un certo senso di colpa, di vergogna, e questo rallenta la possibilità di chiedere aiuto”. Per questo, la Regione Lombardia cerca di far arrivare il maggior numero di persone ai servizi. I ludopatici sono stimati in 160.000 in tutta la Lombardia, ma “solo poche centinaia arrivano ai servizi”. Per Ciliberti, serve un cambio di paradigma: “Non ti aspetto, ma ti cerco”. Emi Bondi, direttrice del dipartimento di Salute mentale e dipendenze dell’Asst Papa Giovanni XXIII e presidente della Società italiana di psichiatria, ha spiegato che la ludopatia è spesso associata a “un aumento di altri disturbi comuni, come ansia e depressione” e spesso si vive con la presenza di più disturbi insieme, come altri disturbi psichiatrici o all’abuso di sostanze”.

LA REGIONE VALUTA INCENTIVI PER TRATTENERE PSICOLOGI, PSICHIATRI E ALTRO PERSONALE

Ivan Limosani, dirigente della struttura Salute mentale, dipendenze, disabilità e sanità penitenziaria della Regione Lombardia, ha ricordato la carenza di personale: “Sappiamo che abbiamo carenze importanti di psichiatri, neuropsichiatri, infermieri. I nostri medici sono attratti da proposte dall’estero. Noi, oltre agli incentivi a restare, dobbiamo puntare su aspetti organizzativi e pratici, sfide su cui dobbiamo essere pronti per farci venire delle idee”.
Simone Feder, educatore e psicologo, coordinatore dell’area Giovani e dipendente della comunità Casa del giovane di Pavia e già giudice onorario al tribunale per i minorenni di Milano, ha parlato di alcune richieste di aiuto: “Molto spesso sono i figli che ci portano i genitori, gli studenti che ci portano gli amici. Arrivare ad avere la consapevolezza del problema da soli è molto complesso”.
In una nota, la Regione segnala che i servizi seguono 50.000 persone: “Quella della salute mentale è una tematica che, in Lombardia nel 2022, solo per la fascia di età tra 0 e 17 anni ha riguardato 137.444 utenti, seguiti nelle unità operative della neuropsichiatria infantile”. Nel dettaglio, 17.000 hanno utilizzato psicofarmaci, 25.000 hanno avuto accesso al pronto soccorso, 7.000 hanno avuto necessità di un ricovero ordinario e 531 dell’inserimento in una comunità terapeutica.

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