Devo ammettere che il pregiudizio non aiuta mai e se non fosse stato per mio figlio ad introdurmi nel mondo Geolier , oggi posso dire che mi sarei persa davvero tanto.
Quando mi sono soffermata sui testi ho scoperto un mondo, un linguaggio fruibile a tutti, un’etica inaspettata e tanti messaggi positivi che quest’artista trasmette ogni giorno al mondo dei giovanissimi e meno giovani che lo seguono e da mesi, mi ci annovero anch’io!
Emanuele Palumbo, 24 anni, in arte Geolier, ha spopolato, nel vero senso della parola, arrivando al cuore ed alla mente del popolo “trasversale” anche quello più snob ed intellettuale che giammai avrebbe pensato di ascoltare i suoi testi e le sue melodie che poco hanno di improvvisato e confezionato a stampo, come tanti suoi colleghi fanno senza reggerne il paragone.
Basta leggere uno dei testi della sua recente “musicografia” per coglierne aspetti che vanno aldilà del consueto e banale racconto di periferia.
“Give you my love” è un capolavoro musicale, uno squarcio nella terra che gli ha dato i natali, un racconto nei sentimenti più profondi e puri di questo ragazzo, fatto di grande dignità e verità, restituendo, con note musicali ed un testo profondo, il maltolto, le vili etichette ed il pregiudizio.
Il rione Gescal di Secondigliano è spesso un marchio infame ma non in questo racconto in musica che invece gli regala tanta poesia, dignità, valori e voglia di sognare… che non tutto è perduto, che il legame con la propria terra, difficile e tormentata anche da una immeritata narrazione cinematografica che non l’accarezza, non cesserà mai nemmeno quando il successo ti fa volare in alto e perdere spesso il contatto con la terra, quella su cui Geolier mantiene fisso il contatto, quella su cui fino ad alcuni anni fa giocava a pallone, quella terra che forse gli ha portato via un po’di spensieratezza ma che poi gli ha restituito tanto ed e’ diventata fonte di ispirazione dei suoi testi e riferimento costante nella sua vita, come la famiglia.
Emanuele, come si percepisce ascoltandolo e come mi piace descriverlo in questo racconto, quello “scugniziello”, si preoccupa della madre quando poi diventerà Geolier, ricorda ancora quella finestra rotta a suon di calci ad un pallone, ma quella finestra rotta ora non c’è più.
Come si cambia, ma Emanuele resta sempre li con l’anima, preoccupato di farsi capire con il suo idioma dalla gente, anche se ora nella dimensione Geolier in cui resta sempre Emanuele a dettare le regole…
Ed ora che Geolier sale in vetta alla classifica, a Sanremo spopola conquistandosi il vero podio conferito dalla gente che lo proclama vincitore a prescindere, lui non si dimentica mai di Emanuele che per quanto sale in alto, sa che può contare sempre su quel quartiere che si porta sempre dentro, sui tanti quartieri di periferia italiana e comunque sulla sua gente, quella semplice e vera a cui ancora parla in dialetto per farsi capire e con cui restera’ sempre indissolubile questo legame…
“Cchiù vaje in alto e cchiù ce sta cumpagnia, yeah
Ma cchiù saglio e stongo meglio sulamente quando stongo sulo i’
Tu me vide ‘mmiez’â gente, ma nun saje quanto me costa l’affetto, no
Nun vaje in alto si nn’t’aiza ‘a terra
Give you my love…”
Il tuo viaggio Emanuele o Geolier è solo all’inizio del racconto perché saprai ridare colore e verità alla tua terra che non merita vili etichette ma solo tanto riscatto e parlerai soprattutto ai giovani, di periferia e non, quelli dei salotti bene e tanto altro, trasmettendo loro valori e voglia di verità…
Antonella Circelli