ROMA – Fake news, guerra ibrida o quel che sia, Paul Biya ha 91 anni e sette vite. Di sicuro più di due, visto che era stato dato per morto già nel 2004 e poi aveva rivinto le elezioni. Forse ci riproverà nel 2025, dopo essere ricomparso il 21 ottobre a Yaoundé con trionfo di limousine dopo 49 giorni di misterioso soggiorno ginevrino durante il quale pure era stato dato per deceduto.
L’ufficio di presidenza del Camerun aveva dovuto confermare la sua buona salute smentendo che di ritorno dal vertice Cina-Africa fosse stato ricoverato in una clinica e sostenendo invece che dovesse invece solo riposare un po’. Ma chi lo ha dato per morto dopo 42 anni al potere, dai tempi delle accuse di combine per Italia-Camerun ai Mondiali di Enzo Bearzot? Una web tv con base a Houston, negli Stati Uniti, che sui social ha scatenato il pandemonio. Pare che l’emittente sia legata ai separatisti dell’Ambazonia, regione anglofona che non vorrebbe più stare con il Camerun di Biya.
Ecco, i leader dalle sette vite: sulla rivista Jeune Afrique l’editorialista François Sudan ha ricordato i “colpi di freddo” del leader sovietico Leonid Brezhnev che coprirono episodi di morte clinica, o una citazione dello scrittore americano Mark Twain: “Le notizie sulla mia morte sono molto esagerate e del tutto premature”. C’è poi la saggezza dei Bèti, la comunità di origine di Biya in Camerun: fate attenzione a “awu nsigena”, “il male che sorprende terrorizzando”, vale a dire la morte improvvisa che coglie lontano da casa e dai cari, magari in un ospedale europeo.
Post scritpum: non ditelo in giro perché il governo del Camerun ha definito la salute del presidente “questione di sicurezza nazionale” e minaccia il carcere per ogni tipo di allusione o dibattito sui media o sui social.
(Foto da X)
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