Woody Neri è Winston Smith, e poi Violante Placido e Ninni Bruschetta
Roma, 29 ott. (askanews) – “La guerra è pace, la libertà e schiavitù, l’ignoranza è forza”. Gli slogan del ministero della Verità risuonano in “1984” nell’adattamento del celebre romanzo di George Orwell creato nel 2013 da Robert Icke e Duncan Macmillan, spettacolo in scena al Teatro Quirino di Roma con un cast d’eccezione (Violante Placido, uno spietato Ninni Bruschetta e Woody Neri e altri 6 attori), in replica fino al 3 novembre e che poi proseguirà nelle principali città italiane. Ma il sipario si alza su tre citazioni che richiamano Trump, Snowden e la Russia.
C’è molta attualità nello spettacolo teatrale di 101 minuti (come la famigerata stanza 101) diretto dal regista Giancarlo Nicoletti e ispirato al capolavoro distopico di fantapolitica che Orwell scrisse nel 1949. La scena si svolge nel 1984 o meglio in un anno di un futuro qualsiasi, per rimbalzare nel presente, per gli spettatori un presente comunque proiettato nel futuro, nella mente del protagonista Winston Smith o compagno 6709, che lavora al ministero della Verità – a interpretarlo un bravissimo Woody Neri – ed è intento ad annotare i suoi ricordi su un diario clandestino, scritto appunto nel 1984, ma che gli storici avrebbero scoperto solo nel 2050.
In “1984” è vietato pensare, c’è infatti la polizia mentale pronta a “vaporizzare” chiunque venga colto mentre compie un reato di pensiero, chiamato “psico crimine”. Le telecamere sono ovunque (ce ne sono di vere anche sul palco), prima o poi avrebbero preso Winston e cancellato ogni traccia della sua esistenza. Poi Neri-Winston si innamora di Giulia, che ha il volto magnetico di Violante Placido, una compagna che indossa un fazzoletto rosso che indica gli “ambisesso” e dice di essere pronta a unirsi alla resistenza contro il Grande Fratello assieme a lui. Ma il Grande Fratello, che utilizza anche i bambini per spiare, è in continuo ascolto, niente accade a Oceania, la cui capitale è Londra, senza che lui lo sappia. E sarà il Ministero dell’Amore ad occuparsi di loro, perché “l’individuo è morto” e “il partito è vivo”. Il Grande Fratello saprà trarre in inganno Winston e lo obbligherà alla sottomissione, perché il prezzo della sanità mentale è la “sottomissione”.
“1984” ci spinge a riflettere sul bisogno di verità dell’essere umano, su una società che tutti sappiamo essere sempre più controllata, e anche se ci sembra di essere liberi, forse così liberi non siamo. Un’altra riflessione ci rimanda invece alla crudele quotidianità: “Quando mai c’è stata uguaglianza se ci sono persone con il potere e altre senza? Quando ci sono stati periodi senza guerra?”.
Tra le cose più “divertenti” dello spettacolo i due minuti di odio, con gli attori seduti a fissare lo schermo del telefonino per seguire le impiccagioni in streaming. Un metodo di esecuzione che a sua volta si è evoluto, anche quello.
Nel cast anche Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues e Chiara Sacco. Una produzione di Federica Luna Vincenti per Goldenart Production; scenografia imponente firmata da Alessandro Chiti che si avvale di videoproiezioni, telecamere a circuito chiuso ed effetti speciali, completati dal disegno video visionario di Alessandro Papa, dagli iconici costumi di Paola Marchesin e dall’atmosfera delle luci di Giuseppe Filipponio. Musiche originali composte dal duo Oragravit. La produzione esecutiva è di Daniela Piccolo e l’organizzazione generale di Valentina Taddei. Per il suo fortissimo impatto sul pubblico, la visione è consigliata a spettatori di età superiore ai 14 anni.