ROMA – Gli screening preventivi sono uno strumento essenziale per la tutela della salute pubblica e il rafforzamento del Servizio sanitario nazionale. Identificare precocemente malattie come il cancro, le patologie cardiovascolari e altre condizioni croniche permette non solo di salvare vite, ma anche di ridurre significativamente i costi associati alle cure avanzate. Promuovere e incentivare gli screening tra la popolazione, specialmente nelle fasce di età e nei gruppi più a rischio, contribuisce, dunque, a migliorare la qualità della vita e ad alleggerire il carico sui sistemi di cura, favorendo un Ssn più efficiente e sostenibile. Eppure, il Barometro del Patient Engagement dipinge un quadro a tinte chiaroscure proprio nell’ambito degli esami preventivi: dalla prima indagine nazionale sulla percezione del coinvolgimento attivo degli italiani nel proprio percorso di cura emerge infatti che il 20% degli italiani non riceve alcun invito a fare screening. Non è tutto: dei cittadini che vengono coinvolti, 1 su 3 ha difficoltà a partecipare i controlli e 1 su 5 rinuncia alla prevenzione a causa di orari incompatibili, liste d’attesa e difficoltà logistiche del nostro Servizio sanitario nazionale. Sono inoltre solo 6 su 10 quelli che vengono messi in condizione di portare a termine i controlli di prevenzione.
Realizzata da Helaglobe, l’indagine è stata presentata oggi alla Asl Roma 1 con le analisi del comitato scientifico composto da Paolo Petralia, direttore generale Asl 4 Liguria, Caterina Rizzo, ordinario di Igiene Generale e Applicata all’Università di Pisa – Aou Pisana, Matteo Scortichini, ricercatore Facoltà di Economia, Valutazione Economica e Hta (Eehta), Ceis, università Roma ‘Tor Vergata’ Vito Montanaro, consigliere Aifa e direttore Dipartimento Salute regione Puglia, e Alessandra Ferretti, referente Comunicazione istituzionale Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare regione Emilia-Romagna. A commentare i dati anche il direttore sanitario Asl Roma 1, Gennaro D’Agostino.
“Il quadro che viene delineato dai tanti dati che abbiamo raccolto con i questionari sottoposti ad un campione di circa 3mila cittadini in tutte le regioni- ha spiegato Davide Cafiero, managing director di Helaglobe– è quello di una sanità costantemente sollecitata ma che si preoccupa poco di coinvolgere i cittadini, di ascoltare le loro esigenze e di prendere in considerazione le loro proposte di miglioramento. Prescrive visite ed esami, suggerisce screening, ma poi in molti casi abbandona il paziente a sé stesso senza metterlo in condizione di seguire quelle indicazioni”.
Nella ricerca spicca l’87% dei cittadini che afferma di non essere mai stato coinvolto in indagini sulla qualità del servizio di ospedali o di strutture sanitarie o in gruppi di lavoro specifici per progettare e migliorare tali servizi. Questo, a fronte di un 35% che ha trovato difficile o molto difficile prenotare esami o visite. E anche a livello di singoli professionisti sanitari si rispecchia questa mancanza di partecipazione con il 22% dei pazienti che dichiara di non venire mai coinvolto dal proprio medico nelle decisioni sulla propria salute e un 40% che viene coinvolto saltuariamente, nonostante da parte di quasi tutti i cittadini ci sia il desiderio di partecipare ed essere ingaggiato nelle scelte pur rispettando le scelte effettuate dai camici bianchi.
“Coinvolgere i pazienti- ha affermato Matteo Scortichini, ricercatore Facoltà di Economia, Valutazione Economica e Hta (Eehta), Ceis, Università Roma ‘Tor Vergata’– non è solo una questione etica, ma è fondamentale per l’efficienza del sistema sanitario. Quando i pazienti sono informati, educati e coinvolti attivamente nelle decisioni terapeutiche, il tasso di adesione alle terapie e il rispetto delle prescrizioni migliorano sensibilmente riducendo ricoveri e accessi al pronto soccorso“.
“Le difficoltà organizzative segnalate dall’indagine, così come la gestione del tempo e gli impegni personali- ha commentato Caterina Rizzo, professore ordinario di Igiene Generale e Applicata Università di Pisa – Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana– evidenziano la necessità di rivedere i modelli di erogazione degli screening prevedendo la possibilità di organizzare appuntamenti flessibili in luoghi prossimi al domicilio o al lavoro della popolazione target, promuovere campagne informative più efficaci e assicurare una comunicazione diretta con gli utenti per migliorare la partecipazione”.
“Ascoltare, per chi deve elaborare strategie di governo dell’offerta sanitaria- le parole del consigliere d’amministrazione dell’Aifa e direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia, Vito Montanaro– significa avere un canale sempre aperto con i cittadini e coinvolgere nei tavoli tecnici i rappresentanti delle associazioni di pazienti. Informare, nel Terzo Millennio, vuol dire utilizzare anche web, social e tutti gli strumenti che l’evoluzione del digitale mette a nostra disposizione”.
“Tre azioni- ha proposto Alessandra Ferretti, referente Comunicazione istituzionale Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare Regione Emilia-Romagna– per coinvolgere meglio i pazienti nella sanità: primo, un’azione di educazione sanitaria nei confronti del grande pubblico, che trasmetta in modo coinvolgente, attraverso la scuola e i canali dell’informazione, processi, dubbi, successi e fallimenti della scienza. Secondo, un potenziamento della preparazione sul Patient Engagement alla Facoltà di Medicina e Chirurgia e Infermieristica e una formazione continua degli operatori sanitari. Terzo, l’assunzione di una prospettiva ‘di complessità’ da parte di tutti gli agenti coinvolti, i quali siano consapevoli che il valore aggiunto del sistema viene dall’interazione delle sue componenti ancora prima che dal contributo delle sue componenti prese singolarmente”.
Il digitale, ha concluso il direttore generale Asl 4 Liguria, Paolo Petralia, “rappresenta certamente uno dei driver di trasformazione dell’intero ecosistema salute. Resta chiaro che questo strumento deve però coniugarsi con l’obiettivo di ingaggio dei cittadini a riorientare ogni aspetto gestionale-organizzativo verso la centralità della persona che poi è, il vero motore di cambiamento dell’intero sistema salute. Il Patient Engagement è certamente la coordinata dentro la quale ritrovare consapevolezza e responsabilità del cittadino, inteso come ‘cittadino – paziente’, perché è evidente che il suo esserci significa esserci in maniera matura ed in maniera informata”.
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