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Gli Stati Uniti invieranno mine antiuomo all’Ucraina? “Sarebbe gravissimo”

MondoGli Stati Uniti invieranno mine antiuomo all’Ucraina? “Sarebbe gravissimo”

ROMA – “Se la notizia del trasferimento di mine antiuomo dagli Stati Uniti all’Ucraina sarà confermata, siamo di fronte a una decisione estremamente grave da parte del presidente Joe Biden, che così fa marcia indietro rispetto alla policy di blocco alle esportazioni di mine, che aveva reintrodotto all’inizio del suo mandato alla Casa Bianca. Inoltre, è l’ennesima scelta bellica insensata quanto terribile sulla pelle degli ucraini, che ne pagheranno le conseguenze per decenni, forse secoli”.

Giuseppe Schiavello è direttore della Campagna italiana contro le mine e l’agenzia Dire lo contatta per commentare l’indiscrezione, riferita da due funzionari americani al Washington Post, secondo cui il presidente Biden avrebbe acconsentito a fornire mine antiuomo a Kiev, da usare sul proprio territorio contro l’avanzata dell’esercito russo. In questi giorni Washington ha già ceduto missili balistici a lungo raggio, che l’esercito ucraino ha già utilizzato in territorio russo.

L’esperto argomenta la sua analisi a partire da due presupposti: “Non abbiamo ancora riscontri ufficiali. Inoltre il Washington Post riferisce che si dovrebbe trattare di quella tipologia di mine che sarebbero considerate meno letali, poiché si autodistruggono o addirittura diventano inerti col passare del tempo – scaricandosi il sistema di innesco alimentato a batterie – e ciò secondo un approccio che tende ad aggirare ed indebolire la Convenzione renderebbe il loro uso meno letale per la popolazione civile”.

Usare, produrre, commerciare, stoccare o cedere mine antipersona è infatti vietato dalla Convenzione internazionale di Ottawa del 1997. Mentre gli Stati Uniti non ne sono firmatari, l’Ucraina sì.

Pertanto, a prescindere dalla tipologia usata, “è un atto che nega ogni principio di buona volontà e svuota di senso le stesse convenzioni internazionali che cercano di porre un tetto limite all’uso di armamenti bellici che si dimostrano indiscriminati nei loro effetti crudeli e disumani, faticosamente negoziate per evitare gli orrori delle Guerre mondiali. Con questo approccio, qualsiasi stato- avverte il responsabile- può dichiarare di sentire minacciata la propria esistenza e legittimamente fare uso delle mine antiuomo”.

Si potrebbe anche innescare un altro meccanismo negativo: “Spingere gli stati più prossimi al confine con la Russia e l’Ucraina a uscire dalla Convenzione”.

È inoltre “un segnale preoccupante che arriva proprio a pochi giorni dalla quinta conferenza di revisione del Trattato sulle mine. L’uso delle mine, a prescindere dalla tipologia e da chi ne fa uso, dovrebbe sempre essere condannato”.

Obiettivo delle revisioni della Convenzione poi “sarebbe quello di potenziare gli sforzi per impedirne l’uso e il commercio, e invece Stati Uniti e Ucraina- ribadisce Schiavello- ora la indeboliscono. L’Ucraina, utilizzandole, contravviene agli impegni sottoscritti e ratificati a dispetto delle rassicurazioni che i diplomatici Ucraini addetti al disarmo hanno dato durante le conferenze degli Stati parte della Convenzione”.

Schiavello continua: “In mille giorni di guerra russo-Ucraina, tutte le rassicurazioni fatte da Kiev sull’uso di armamenti che non dovrebbero toccare zone civili sono state o disattese nei fatti, o impraticabili”.

Il direttore della Campagna italiana contro le mine osserva che “è un errore credere a chi sostiene che le mine saranno quell’arma tattica che in qualche modo cambierà le sorti del conflitto. Al massimo, potrà rallentare forse un po’ l’avanzata delle forze russe. Ma di fatto, costringe la popolazione a un prezzo altissimo in termini di terreni agricoli contaminati sia dalle mine che dalle sostanze inquinanti che esse rilasciano esplodendo, sia in termini di vittime, odierne e future”.

Benché potrebbe trattarsi della tipologia che la Convenzione di Ottawa non descrive nei particolari tecnici, ma proprio per questo considerate proibite, “restano comunque pericolose per i cittadini, inoltre i sistemi di disattivazione non funzionano così come dichiarato dalle aziende. Come sappiamo- riferisce l’esperto- le armi vengono testate in condizioni ottimali per ridurne al minimo il tasso di fallimento dichiarato, condizioni che non saranno mai quelle del campo di battaglia”.

Questa tipologia di mine è permessa dal II protocollo della Convenzione su alcune armi convenzionali (Ccw), uno strumento chiave del diritto internazionale umanitario che però è molto più permissivo rispetto la Convezione di Ottawa, che nacque proprio dall’incapacità di questo percorso diplomatico di dare risposte adeguate e complete al disastro umanitario causato dalle mine antipersona.

Il responsabile denuncia poi che la tendenza odierna dei governi è quella di “stanziare miliardi in fondi per le armi prima, e le e bonifiche poi, rispetto agli ‘spiccioli’ destinati a rispondere alle crisi umanitarie innescate dalle guerre stesse: non c’è assolutamente proporzionalità tra le due dinamiche”.

Per questo, conclude Schiavello, “stiamo scrivendo al vicepremier e ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani per chiedergli di attivare ogni meccanismo diplomatico per opporsi, senza ambiguità, all’uso delle mine antiuomo in Ucraina e a qualsiasi altra azione di indebolimento delle convenzioni internazionali”.

Un obbligo che dovrebbe ricadere “su ogni stato firmatario della Convenzione di Ottawa”, conclude.
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