Grande è stata l’affluenza al Museo e Real Bosco di Capodimonte, in occasione dell’apertura della mostra “Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale”, curata da Riccardo Naldi, docente di Storia dell’arte moderna all’Università L’Orientale di Napoli e da Andrea Zezza, docente di Storia dell’arte moderna all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Partner del progetto espositivo è il Museo Nacional del Prado, il quale, nell’ottobre del 2022, aveva allestito una prima versione della mostra, dal il titolo “Otro Renacimiento. Artistas españoles en Nápoles al comienzos del Cinquecento”,ottenendo un grande successo di critica e pubblico.
Presenti all’inaugurazione, oltre a Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, anche il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il Ministro della Cultura, Gaetano Sangiuliano, il presidente della Regione Campania, Vincenzo de Luca, i consiglieri comunali Gennaro Rispoli e Gennaro Acampora e il presidente III municipalità Fabio Greco.
La mostra, aperta al pubblico fino al 25 giugno, pone l’attenzione sul trentennio (1503-1532 circa), un breve e poco conosciuto periodo storico-artistico ma allo stesso tempo, raggiante e fecondo, che ha caratterizzato la città di Napoli. Epoca in cui, sotto il profilo politico, vide l’estinguersi della dinastia aragonese, con il passaggio del Regno di Napoli sotto il dominio della Corona di Spagna; sotto il profilo culturale, il raggiungimento dell’apice della sua grande stagione umanistica, con il passaggio di consegne da Giovan Gioviano Pontano a Iacopo Sannazaro.
Le novità artistiche elaborate in quegli anni da Leonardo, Michelangelo e Raffaello furono recepite e reinterpretate in modo originale in una Napoli ancora molto viva, per la quale la perdita della funzione di capitale autonoma non costituì un ostacolo allo sviluppo culturale, ma, al contrario, contribuì alla definizione di un nuovo ruolo di cinghia di trasmissione della cultura rinascimentale tra le due sponde del Mediterraneo.
L’allestimento da il meritato risalto all’altissima qualità delle opere e al loro carattere cosmopolita, proponendo un’ampia rassegna di lavori eseguite da alcuni dei principali artisti spagnoli attivi in quegli anni nella città del Viceregno, quali Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, Alonso Berruguete.
Trasferitisi in Italia, e confrontatisi con le opere eseguite dai massimi protagonisti del pieno Rinascimento italiano, gli spagnoli divennero i protagonisti dell’eccezionale stagione artistica della Napoli di primo Cinquecento, sostenuta dal mecenatismo degli Ordini religiosi e dell’aristocrazia.
Tornati in patria, gli spagnoli si fecero ambasciatori di una particolare declinazione della cultura figurativa dell’alto Rinascimento, sostenuta da inventiva e capacità tecniche straordinarie, cui il passaggio della Spagna all’interno della compagine imperiale di Carlo V diede un respiro europeo.
Il confronto tra le cosiddette «arti sorelle» trovò a Napoli un terreno particolarmente fertile per l’elaborazione di modelli che contribuirono al definirsi di un’autonoma scuola locale, di cui la mostra propone un’ampia selezione dei maggiori protagonisti, dai pittori Andrea Sabatini da Salerno e Marco Cardisco agli scultori Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce.
Questa ‘età dell’oro’ venne improvvisamente spezzata dal durissimo assedio francese del 1528 e dalla grave crisi politica che ne derivò.
In occasione della mostra, ritorna a Napoli per la prima volta dopo 400 anni la Madonna del pesce eseguita da Raffaello, conservata oggi al Museo del Prado di Madrid. Il dipinto, destinato alla cappella della famiglia del Doce in San Domenico Maggiore a Napoli, divenne un punto di riferimento fondamentale per gli artisti attivi a Napoli durante il Cinquecento.
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in occasione dell’inaugurazione della mostra ha affermato che: «Napoli è una grande capitale europea e questa mostra lo dimostra ancora di più perché indaga un periodo della vita e della storia di Napoli molto importante: il cosiddetto periodo spagnolo che erroneamente è stato visto come un periodo di sudditanza, mentre fu un periodo di interazione con Madrid come dimostrano gli studi di Benedetto Croce e di Elias de Tejada filosofo del diritto spagnolo. Da questa mostra possiamo trarre anche un momento di riflessione storica corale su questo periodo»
“È una mostra straordinaria di dimensione internazionale con un rapporto forte con il governo spagnolo e con il Prado. Napoli è una città che ha un rapporto storico, culturale con la Spagna”, ha affermato il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, sottolineando l’aspetto “fortemente innovativo” dell’esposizione “perché oltre ad essere a Capodimonte, con opere che si vedranno per la prima volta a Napoli, è anche diffusa in città perché come Comune abbiamo aperto tutte le chiese in cui ci sono opere che sono state dipinte durante il periodo viscerale per testimoniare che Napoli non è solo grandi musei, ma è un grande museo diffuso che rende la città unica al mondo. Sarà un’esperienza straordinaria non solo per i turisti ma anche per i napoletani”, ha concluso Manfredi.
L’ esposizione è realizzata, oltre che in partenariato con il Museo Nacional Prado di Madrid, anche in collaborazione con l’Ambasciata di Spagna in Italia e l’Ambasciata italiana a Madrid, con il Ministero dell’Interno-FEC Fondo edifici di culto e la Curia di Napoli, è finanziata grazie al progetto POC Capodimonte. Le rotte dell’arte della Regione Campania, gode del patrocinio del Comune di Napoli, ha la GESAC come main sponsor ed è stata realizzata grazie al supporto dell’associazione Amici di Capodimonte ets.
Adriana Talia