ROMA – “C’è un po’ di nervosismo qui al comitato per Kamala Harris e Tim Walz a Washington; si sperava di fare di più in alcuni Stati, ma non è ancora affatto finita: i margini sono strettissimi e poi c’è il voto per posta”.
A parlare con l’agenzia Dire è Jim Rosapepe, già ambasciatore e senatore statunitense. La sua è una storia che arriva anche dalla Campania, in particolare da Contursi Terme e da Napoli, di dove erano originari suo nonno e suo padre. Madre irlandese, Rosapepe nacque invece a Roma, nel 1951, prima che i genitori tornassero negli Stati Uniti quando aveva appena otto mesi.
Ora l’ambasciatore è vicepresidente dell’Italian American Democratic Leadership Council, un’organizzazione che nelle ultime settimane si è impegnata nel lavoro di sensibilizzazione in favore di Harris e Walz.
“Qui al comitato c’è la sensazione che in alcuni Stati e contee si sarebbe potuto ottenere di più e che Trump stia andando bene, ma è presto per dire come andrà a finire” sottolinea Rosapepe.
“In alcuni Stati il conteggio dei voti procede a sbalzi a seconda che arrivino schede dalle aree rurali, più favorevoli ai repubblicani, o urbane, orientate per i democratici”.
Secondo Rosapepe, conterà poi il voto per corrispondenza espresso in anticipo. “Ci potrebbero volere giorni”, dice l’ambasciatore, “per avere un conteggio esatto e conoscere il nome della nuova presidente”.
Il comitato per Kamala Harris e Tim Walz a Washington si trova nelle vicinanze della Howard University, dove la candidata democratica sta seguendo l’esito delle elezioni e dove potrebbe tenere un discorso.
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