Parte dal Mart di Rovereto il progetto con la Fondazione Rovati
Rovereto, 9 dic. (askanews) – Una mostra in due tappe, che coinvolge due musei, per raccontare la relazione tra la cultura etrusca e l’arte moderna. Il Mart di Rovereto e la Fondazione Luigi Rovati di Milano hanno presentato “Etruschi del Novecento”: un grande progetto sulla fortuna che ebbe la cultura etrusca sugli artisti del secolo passato. La prima esposizione si è aperta a Rovereto.”L’arte etrusca, più ancora dell’arte classica che ha dei codici che indicano poi il movimento dei tempi, delle epoche, dal Rinascimento fino al Neoclassico – ha detto il presidente del Mart, Vittorio Sgarbi – è connessa alla modernità, per cui i grandi artisti che sono presenti in questa mostra così straordinaria, indicano che il tempo è sospeso, il tempo degli Etruschi non è finito”.Nella tappa trentina del progetto si incontrano reperti archeologici e preziosi documenti insieme a opere, tra gli altri, di Massimo Campigli, Marino Marini, Arturo Martini, Alberto e Diego Giacometti, Pablo Picasso, Michelangelo Pistoletto, Gio Ponti, Mario Schifano, Gino Severini. Tutti in qualche modo legati alla storia e all’arte degli Etruschi. “I canopi stanno benissimo in questa riscoperta degli etruschi perché gli artisti novecenteschi – ha aggiunto Giulio Paolucci, etruscologo della Fondazione Luigi Rovati e direttore del Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona – si sono ampiamente ispirati a queste figure in terracotta che rappresentavano questi uomini in cenere, si tratta appunto di ossuari che hanno delle caratteristiche umane, quindi con l’aggiunta delle braccia, del naso, di tutti quelli che sono l’aspetto di un uomo e contenevano le ceneri”. Il team curatoriale, lo stesso sia per la mostra del Mart di Rovereto, che resta aperta fino al 16 marzo 2025, sia per quella di Milano, che aprirà in Fondazione Rovati il 2 aprile, è composto da Paolucci e da tre storiche dell’arte: Anna Mazzanti del Politecnico di Milano, Alessandra Tiddia del Mart e Lucia Mannini dell’Università di Firenze, presidente del Museo Stibbert, che ci ha parlato della presenza in mostra di Picasso. “Nella seconda metà del Novecento – ha detto la co-curatrice – Picasso scopre la ceramica, in particolar modo si avvicina alle culture primitive e mediterranee, tra le quali la cultura etrusca, che rinnova con quella sua capacità di far rivivere costantemente il passato e renderlo contemporaneo”.A colpire gli artisti moderni spesso sono stati il sorriso arcaico, gli animali fantastici, la relazione tra la vita e la morte tipici degli Etruschi e in essi hanno trovato uno stile denso, sintetico, sincero, che si è riverberato, a partire in Italia dalla fascinazione di Gabriele D’Annunzio, in tanta parte dell’arte novecentesca.