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Giappone, Ishiba criticato: scarsamente efficace in politica estera

AttualitàGiappone, Ishiba criticato: scarsamente efficace in politica estera

Non riesce a incontrare Trump, goffo in vertici internazionali
Roma, 21 nov. (askanews) – Si prospettano mesi difficili per il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba. Il leader liberaldemocratico, azzoppato a livello parlamentare dalle ultime elezioni per la Camera dei rappresentanti, in questi giorni è nel mirino perché accusato di aver dimostrato in questi primi passi di politica internazionale di apparire indeciso e maldestro.
Durante il suo viaggio in Sudamerica dei giorni scorsi, in Giappone ha fatto una certa impressione il fatto che il nuovo primo ministro – in carica solo dal primo ottobre – sia apparso piuttosto inesperto.
Ishiba non è apparso in una foto di gruppo durante un incontro a causa di un ingorgo stradale, è apparso un po’ goffo nei rapporti con i leader stranieri. Ma la defaillance principale è apparsa l’incapacità di assicurarsi un incontro lampo con il presidente eletto degli Stati uniti Donald Trump, come aveva fatto per esempio il defunto primo ministro Shinzo Abe, il quale è considerato un esempio per come è riuscito nel primo mandato trumpiano ad assicurarsi il sostegno del difficile leader americano.
Trump, che si insedierà a gennaio per il secondo mandato, sembra intenzionato a minare nuovamente il multilateralismo, mentre la Cina aumenta la sua assertività militare nella regione Indo-Pacifica e rafforza la sua influenza corteggiando i Paesi emergenti non allineati con gli Stati uniti.
“Il primo ministro Ishiba sembra non avere un talento per la diplomazia”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Kyodo Ken Jimbo, professore esperto di relazioni Giappone-Usa presso l’Università Keio, definendolo un “principiante tardivo” nel costruire buone relazioni con Trump. “L’ex primo ministro Abe si è mosso rapidamente ed è riuscito a costruire un rapporto personale. È stato in quel periodo che il Giappone ha avuto un margine di manovra nella propria, perché l’alleanza bilaterale con gli Stati uniti era salda”, ha detto Jimbo.
Nel 2016, quando Trump vinse per la prima volta le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, Abe, allora primo ministro, volò a New York per incontrarlo nella Trump Tower in meno di due settimane. Ishiba ha inzialmente cercato di fare la stessa corsa, facendo una sosta negli Usa durante il suo viaggio di ritorno dal forum di cooperazione Asia-Pacifico (APEC) in Perù e dal vertice G20 in Brasile, ma è stato bloccato perché il team di transizione di Trump ha detto che il presidente eletto non avrebbe potuto incontrare leader stranieri prima dell’insediamento. Un cambio di rotta notevole, rispetto all’accoglienza che aveva ricevuto Abe.
Il Giappone ha come asse principale della sua politica estera la sua alleanza con gli Stati uniti. Ma questo fatto risente, ovviamente, degli equilibri in Asia orientale e del rapporto – che nel primo mandato di Trump fu molto conflittuale – tra Washington e Pechino. Una situazione molto delicata, che richiede grande capacità di movimento politico.
Ishiba, in passato, ha ricoperto il ruolo di ministro della Difesa, ma non è mai stato ministro degli Esteri, non ha quindi grande esperienza diplomatica. In una conferenza stampa, ieri, ha detto di non prevedere un rapporto “conflittuale” con Trump. Anche se si prevede che gli Usa potrebbero, sotto la direzione di Trump, aumentare la pressione sul Giappone perché rafforzi il contributo economico alla difesa, fatto che potrebbe creare frizioni. Non è un caso che la Cina stia ammorbidendo le posizioni rispetto al Giappone: il presidente cinese Xi Jinping ha inviato rapidamente un messaggio di congratulazioni a Ishiba per la sua elezione a primo ministro e recentemente è stato firmato un accordo che fa gradualmente ripartire l’import cinese di pesce nipponico, che era stato fermato per il rilascio in mare di acque trattate dalla centrale nucleare di Fukushima. A margine dell’incontro APEC, inoltre, si è tenuto il primo vertice bilaterale tra il presidente cinese e il primo ministro giapponese.
In un contesto in cui il ritorno di Trump potrebbe significare un’America più protezionista, con tariffe più alte sulle importazioni e scetticismo verso accordi multilaterali come il G20, Xi cerca di colmare il vuoto che gli Usa potrebbero lasciare. Ishiba ha affermato di essere “sulla stessa lunghezza d’onda” con Xi durante il loro incontro, anche se questo non significa necessariamente che il Giappone stia abbassando la guardia contro la Cina.

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