(Adnkronos) – Matteo Renzi, tra le vittime del dossieraggio attraverso i documenti sensibili o segreti sottratti alle banche dati, ha dato mandato ai propri legali di costituirsi parte civile in tutti i procedimenti legati a spionaggio e pubblicazione illegittima di documenti illegalmente acquisiti. Lo annuncia l’ufficio stampa del leader di Italia Viva.
L’ex premier, si legge in una nota, “predisporrà nei prossimi giorni una interrogazione parlamentare per conoscere che cosa stia facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale per difendere i diritti inviolabili dei cittadini italiani sanciti dalla Costituzione e negati dagli atti criminali di spionaggio”.
“La Meloni fa la vittima un giorno sì e un giorno no. Ma da due anni la nostra Presidente del Consiglio è a Palazzo Chigi. Le chiedo: ehi, Giorgia, ma cosa sta facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale? Che cosa sta facendo il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che ha la delega ai servizi segreti di questo Paese?”. Lo scrive Matteo Renzi nella sua e-news, a proposito dell’inchiesta sugli accessi abusivi alle banche dati.
“Anziché il solito piagnisteo alla Calimero, possiamo sapere che cosa sta facendo il nostro Governo per difendere i diritti inviolabili dei cittadini di questo Paese? Non sarà che le persone che sono state nominate alla guida dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale non sono all’altezza? Non sarà che l’Autorità delegata ai servizi segreti passa il suo tempo a sedare le faide interne a Fratelli d’Italia e non ha il tempo di fare il suo lavoro?” incalza l’ex presidente del Consiglio, che ha scelto di costituirsi parte civile: “Passerò i prossimi anni nei tribunali a chiedere il risarcimento a tutti quelli che hanno fatto del male a me e alla mia famiglia” annuncia il senatore e leader di Italia Viva.
“Dobbiamo impedire che ci siano potenze straniere che usino questa attività. Già lo fanno per quanto riguarda l’attività cibernetica, dobbiamo evitare che ci siano anche attività ultra cibernetiche”. Così il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sull’inchiesta riguardante il furto di informazioni da banche dati.
A chi domandava se ci sono avvisaglie a questo proposito, Tajani ha risposto: “Assolutamente no, non ho avvisaglie di questo tipo. Però bisogna prevenire, bisogna intervenire, chiudere la stalla prima che se ne vadano. Per quanto riguarda la diplomazia vigiliamo”. “E’ inaccettabile che si usino i dossier sulle persone per poi colpirle politicamente. Siccome non è un caso solo, quindi quando cominciano a essere due, tre quattro casi la cosa preoccupa”, ha osservato ancora Tajani.
“Non deve esserci nessun Grande Fratello che controlla la vita privata, ci sono già le leggi della Repubblica, ci sono le forze dell’ordine, c’è la magistratura, non abbiamo bisogno di chi fa dossier di questo genere”. Quindi ha annunciato che “abbiamo già adottato una serie di iniziative, questa mattina ho già dato vita nel mio ministero a un gruppo di lavoro che si occupi di queste vicende per garantire la sicurezza anche perché abbiamo ambasciate e tante questioni riservate da tutelare”, ha aggiunto Tajani ricordando che “già da più di un anno abbiamo costituito un ufficio sulla sicurezza cibernetica e sull’intelligenza artificiale e abbiamo iniziative anche per proteggere tutti i dati del Ministero e delle nostre sedi all’estero e di tutti coloro che operano nel settore diplomatico perché possa essere garantita la sicurezza dello Stato”.
“Certamente quando si limita la libertà di una persona c’è anche un attacco alla democrazia. Noi dobbiamo respingerlo sul nascere”, ha osservato ancora il vicepremier.
Intanto, la procura di Milano che si occupa con la Dna dell’inchiesta della presunta associazione a delinquere che mirava a fornire o creare report illegali su imprese e volti noti, ha depositato il ricorso al tribunale del Riesame per chiedere, nuovamente, 13 custodie cautelari in carcere per altrettanti indagati, tra cui l’ex super poliziotto Carmine Gallo e il presunto ‘hacker’ Nunzio Samuele Calamucci, finiti ai domiciliari su decisione del gip, e gli arresti domiciliari per altri tre, tra cui Enrico Pazzali, socio di maggioranza della Equalize, società al centro dell’inchiesta sui presunti dossieraggi illegali, e presidente della Fondazione Fiera Milano. Il gip Fabrizio Filice su 16 posizioni aveva disposto solo quattro misure di domiciliari e due interdittive, non applicando nessuna misura per Pazzali, solo indagato. Il Riesame dovrà fissare l’udienza per la discussione.