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FOTO | Siria, 18 ore in viaggio con i ribelli sulla via di Damasco

MondoFOTO | Siria, 18 ore in viaggio con i ribelli sulla via di Damasco

ROMA – “Per arrivare a Homs da Aleppo ci vorrebbero due ore e mezza, in teoria: un nostro operatore che era riuscito a partire all’una del pomeriggio è arrivato alle sette di mattina del giorno dopo”. A raccontare un viaggio in tempi di guerra sulla via di Damasco è Valeria Orsolano, torinese, responsabile in Siria di Fondazione Avsi.

Sono trascorsi ormai tre giorni dall’offensiva dei ribelli di Hay’at Tahrir al-Sham (Hts), che attraverso il loro Comando militare unificato annunciavano venerdì l’ingresso nella seconda città del Paese. Orsolano, giunta in Siria un anno e mezzo fa per coordinare gli aiuti dopo il terremoto del 2023, parla da Damasco. A circa 350 chilometri di distanza, è in contatto costante con una decina di operatori di cooperazione al lavoro ad Aleppo con Avsi; costretti, come tutti da venerdì, a restare in casa.

“Aggiornamenti ricevuti stamane”, riferisce Orsolano, “indicano che se l’autostrada M5 che collega le due città resta controllata dai ribelli, l’altra via, quella più lunga, che passa a est da Khanaser, non è più nelle loro mani ma è contesa”.

Hay’at Tahrir al-Sham, che in arabo vuol dire “organizzazione per la liberazione del Levante”, è un gruppo nato nel 2017 a partire dall’esperienza di Jabhat al-Nusra, una rete di matrice islamista e affiliazione qaedista. L’avanzata ad Aleppo è stata letta anche alla luce di buoni rapporti che avrebbe con la Turchia, potenza regionale subito al di là dei distretti nord-occidentali della Siria mai ripresi dal presidente Bashar Al-Assad dopo l’inizio della guerra civile nel 2011.

Le forze di Hay’at Tahrir al-Sham, nel fine-settimana obiettivo di bombardamenti dell’esercito di Damasco e anche di caccia russi che lo supportano, ha già spinto alla fuga oltre 20mila persone. “Ieri Khanaser era investita da un esodo di massa” conferma Orsolano, tornando a condividere testimonianze.”Ad Aleppo abbiamo 11 membri dello staff, tutti di nazionalità siriana: in un primo momento avevamo aperto il nostro ufficio come rifugio ma poi con l’avanzata dei ribelli tutti hanno dovuto rientrare in casa, dove restano chiusi da tre giorni”.

Avere notizie non è facile. “C’è molta incertezza” sottolinea Orsolano. “Le scuole, le università e gli uffici pubblici sono chiusi, mentre i bancomat sono stati svuotati del contante: ci riferiscono di strade deserte e di altre dove invece si sentono colpi di armi da fuoco”. A preoccupare sono poi i bombardamenti. Ieri un raid attribuito all’aviazione russa, che non avrebbe causato né vittime né feriti, ha provocato un incendio nel cortile del Collegio francescano Terra Sancta. I ribelli potrebbero poi prendere posizione nei pressi o all’interno di abitazioni civili. “Il timore”, spiega la responsabile di Avsi, “è che così si finisca nel mirino”.A Damasco, a oggi, la situazione sarebbe invece meno tesa. “Il fronte sembra essersi stabilizzato nelle campagne di Homs” conferma Orsolano. “Come le altre organizzazioni della società civile internazionale siamo pronti e attenti, ma non prevediamo di lasciare la Siria”.

Anche se, nell’immediato, le attività di cooperazione e supporto sociale risentono della crisi. “In Siria siamo presenti da tanti anni, già prima del sisma del 2023 che ha colpito proprio le regioni del nord-ovest, quelle di Aleppo e di Idlib” riferisce Orsolano. “Le priorità sono state la distribuzione di cibo e beni essenziali, il supporto economico e la formazione professionale, con la prospettiva però di poter passare presto a una fase differente, dall’emergenza allo sviluppo”.

I fatti degli ultimi giorni hanno cambiato la prospettiva. “Abbiamo saputo stamane”, dice la responsabile di Avsi, “che a livello di ong ad Aleppo è stata costretta a fermarsi anche la Mezzaluna rossa siriana”.Lo scenario è in rapida evoluzione. Secondo alcune fonti di stampa, ufficiali di Damasco hanno confermato che forze iraniane alleate di Assad sarebbero entrate in Siria. Lo stesso presidente ha ringraziato Mosca e Teheran dell’aiuto offerto. Orsolano non commenta su alleanze o schieramenti, si tratti di Turchia, Russia o Iran, che attraverso il presidente del parlamento Mohammad Bagher Qalibaf ha attribuito l’offensiva dei ribelli a “una trama degli Stati Uniti e del regime illegittimo sionista”, vale a dire Israele.

Orsolano torna alle persone, ricordando le dichiarazioni rilasciate dai portavoce di Hay’at Tahrir al-Sham: “Sostengono che nessun civile dovrebbe temere per la propria sicurezza; bisognerà vedere se si tratta di propaganda di guerra o meno”.
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