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Fmi: Italia tra Stati dove rinvio risanamento lo rende più costoso

AttualitàFmi: Italia tra Stati dove rinvio risanamento lo rende più costoso

Debito pubblico globale 2024 sopra 100mila mld, in 2030 a 100% Pil
Roma, 15 ott. (askanews) – “Rinviare il risanamento è costoso: nei paesi dove il debito pubblico è previsto aumentare ulteriormente, come Brasile, Francia, Italia, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti, rinviare le misure renderà l’aggiustamento necessario perfino più ampio”. Lo afferma il Fondo monetario internazionale nelle prime 60 pagine del Fiscal Monitor, l’analisi semestrale sui conti pubblici che verrà pubblicata integralmente la prossima settimana, in occasione delle assemblee autunnali con la Banca mondiale.
Secondo l’istituzione di Washington a livello globale il debito pubblico dovrebbe superare i 100.000 miliardi di dollari quest’anno, equivalenti al 93% del Pil mondiale, e continuare a salire per avvicinarsi al 100% del Pil globale per il 2030.
Il rapporto è eloquentemente intitolato “Mettere un coperchio al debito pubblico” (Putting a lid on public debt).
Secondo l’analisi i livelli di indebitamento dovrebbero stabilizzarsi o moderarsi in due terzi dei paesi, ma resteranno al di sopra dei livelli che si registravano prima dei crolli dell’economia e dei successivi sostegni pubblici causati dalle misure restrittive imposte a motivo del Covid. Ma i Paesi in cui il debito non è previsto stabilizzarsi pesano per più della metà del debito globale e per circa i due terzi del Pil globale.
Secondo il Fmi “ci sono buoni motivi per ritenere che i futuri livelli di debito potrebbero essere più elevati di quanto previsto. La dialettica politica sulle questioni di bilancio si è sempre più spostata verso maggiore spesa negli ultimi decenni e l’incertezza sulle politiche di bilancio è salita. Stanno aumentando le pressioni dovute alla transizione green, l’invecchiamento della popolazione, i timori per la sicurezza e le questioni di sviluppo che si trascinano da tempo. In più l’esperienza passata mostra che le previsioni tendono a sottostimare sistematicamente i livelli di debito”.

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