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Elezioni Usa, Steve Bannon è tornato: “Siamo pronti a un’incredibile vittoria”

MondoElezioni Usa, Steve Bannon è tornato: “Siamo pronti a un’incredibile vittoria”

di Sara Calabria

NEW YORK – Rilasciato dal penitenziario federale di Dunbury, in Connecticut, dopo aver scontato una pena di quasi quattro mesi di carcere per oltraggio al Congresso, Steve Bannon, 70 anni, ex stratega della Casa Bianca e consigliere di Donald Trump, a una settimana esatta dal voto per le presidenziali non ha perso tempo. Ed è on the road, again: per l’ora di pranzo arriva infatti a New York per una conferenza stampa, non prima, però, di aver intrattenuto ascoltatori e supporter nel suo podcast “War Room”, titolo che la dice lunga sul suo contenuto “bellicoso”. “Questi mesi trascorsi in prigione non soltanto non mi hanno spezzato – ha dichiarato Bannon alla stampa – ma mi hanno dato energia e adesso sono più concentrato di quanto lo sia mai stato in vita mia”. A guardarlo, c’è da crederci: dopo aver lasciato il carcere federale verso le tre di notte ora locale (ad aspettarlo a braccia aperte c’era la figlia Maureen, come si evince dalle foto postate e ripostate sui social dalla figlia stessa e dai suoi sostenitori), l’ex consigliere della Casa Bianca è arrivato a New York più combattivo che mai. E, per prima cosa, è tornato a parlare con il suo “popolo”, fiero del fatto che, nonostante i tentativi di silenziarlo, “War Room” sia andato avanti, con o senza di lui. “Ma sia chiaro – afferma convinto – i democratici non hanno intenzione di mollare il potere”.

È quanto ha ripetuto anche alla conferenza stampa, sostenendo di considerarsi un prigioniero politico del regime di Merrick Garland, Kamala Harris e Nancy Pelosi e, tuttavia, di essere “più forte che mai, perché durante i mesi di carcerazione – spiega ai giornalisti – ho potuto ascoltare, osservare e imparare dalle minoranze etniche che fanno parte della working class. Dai giovani afro-americani, dagli ispanici e sì, anche dai portoricani su quella che è la realtà delle loro vite” specificando, in seguito, che la battuta del comico al recente rally del Madison Square Garden su Porto Rico era “inappropriata” e che, in realtà, Trump vuole unire tutti gli americani, cancellando le divisioni oggi esistenti: la working class, infatti, è con il tycoon perché, quando era presidente, le sue politiche economiche hanno fatto in modo che loro avessero più soldi in tasca, ripete Bannon. Che tuona anche contro la politica di immigrazione illegale della Harris e la sua visione della “politica della gioia”, rivelatasi un clamoroso fallimento.

Adesso “siamo sull’orlo di una incredibile vittoria” dichiara alla stampa l’ex stratega della Casa Bianca, ribadendo che le elezioni precedenti sono state rubate. E ricorda come sia importante che adesso la gente vada a votare, sia tramite gli “early voting” che recandosi ai seggi di persona, il 5 novembre.
All’improvviso, nel corso della conferenza stampa, sbuca dal pubblico un uomo con una bandana rossa sulla fronte. È altissimo e palestrato: “Mi chiedo quando ci sarà la prossima insurrezione… eravamo insieme in prigione a Danbury, il primo mese” dice rivolto a Bannon. Tentano di fermarlo. Bannon sorride imperturbabile. Nel finale della conferenza, qualcuno gli porge un mazzo di rose – rigorosamente rosse, il colore dei Repubblicani – che lui stringe tra le mani, sorridendo. Sull’Europa, è drastico: Trump è amico della Nato e non è vero che l’Europa ha paura di lui. O meglio, si corregge, sono le elite ad averne paura, perché lui è ispiratore di movimenti populisti e mette gli interessi degli Stati Uniti e del popolo americano al primo posto. Ancora una volta, Make America Great Again: parola di Bannon.

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