Gli investigatori: nella sede di Equalize atti riservati di Eni
Milano, 29 ott. (askanews) – Spuntano contatti con i servizi segreti israeliani nelle carte dell’inchiesta milanese sul maxi sistema di dossieraggio messo in piedi per acquisire illecitamente e poi rivendere informazioni riservate su imprenditori, manager e politici. Nell’informativa dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Varese contiene i dettagli di un incontro avvenuto nel febbraio 2023 alla presenza “di due uomini non identificati” che secondo gli investigatori “rappresenterebbero un’articolazione dell’intelligence dello Stato di Israele”. La riunione di svolse in via Pattari 6, a due passi dal Duomo di Milano, dove si trova la sede di Equalize la società di investigazione privata finita nel mirino degli inquirenti milanesi. Ad accompaganre i due 007 israeliani all’appuntamento fu Vincenzo Giuseppe De Marzio, ex carabinieri del Ros (ora indagato). In quell’occasione, riscostruiscono gli investigatori, Nunzio Samuele Calamucci, hacker della Equalize (finito agli arresti domiciliari), “mette a disposizione i dati esfiltrabili dalle banche dati strategiche nazionali e si rende disponibile alle attività d’intelligence richieste previo pagamento. Gli israeliani propongono al gruppo una partnership anche per trasferire a quest’ultimo le informazioni eventualmente di interesse per il cliente Eni Spa”. Sempre negli uffici della società sono stati rintracciati anche “atti riservati di Eni Spa”.
E’ l’ultimo fronte dell’inchiesta avviata dalla procura di Milano che ipotizza 800 mila vittime della rete di spionaggio tessuta da Equalize, società controllata dal presidente della Fondazione Fiera di Milano Enrico Pazzali (che si è autosospeso dall’incarico) e che vede come socio di minoranza Carmine Gallo, ex superpolioziotto specializzato in inchieste su mafia e criminalità organizzata e ora finito agli arresti domiciliari. Insieme al “dominus” Calamucci, sono i protagonisti del cosiddetto “gruppo via Pattari 6” (dall’inirizzo milanese della società di Pazzali) che, sottolineano gli inquirenti, costituisce un “evidente pericolo” per “la sicurezza nazionale” alla luce del “potere eversivo delle attività criminali del gruppo” e del “coinvolgimento di soggetti legati ad asset economici strategici per la Nazione”.