È Diego Velàzquez il protagonista del nuovo capitolo di “L’Ospite illustre”, l’iniziativa curata e promossa da Intesa Sanpaolo, giunta alla sua 14 edizione. La rassegna, avviata nel 2015, si prefigge di presentare nei suoi musei delle Gallerie d’Italia e al grattacielo di Torino, opere di grande rilievo provenienti da musei, chiese e collezioni private, sia italiane che internazionali.
In questa ottica, fino al 14 luglio, è possibile ammirare nella sede napoletana delle Gallerie d’Italia, la mostra “Velázquez. “Un segno grandios””, in cui sono presentati due capolavori giovanili del maestro spagnolo, realizzate intorno al 1618 per i Carmelitani Calzati di Siviglia: l’Immacolata Concezione e il San Giovanni Evangelista sull’isola di Patmos.
Le due grandi tele, abitualmente conservate alla National Gallery di Londra, sono state concesse in prestito in cambio del Martirio di sant’Orsola di Caravaggio. A quest’ultima, il museo londinese ha dedicato una sala, dal titolo The Last Caravaggio, dell’allestimento di una mostra-dossier realizzata nell’ambito delle celebrazioni per la ricorrenza del bicentenario della fondazione del suddetto museo, una delle più importanti e prestigiose istituzioni museali al mondo.
I dipinti di Velàzquez, esposti dove è abitualmente si trova la tela del Caravaggio, dialogano con altri due dipinti raffiguranti l’Immacolata Concezione: la prima opera è Madonna Immacolata, realizzata da Battistello Caracciolo e conservata nella chiesa della Natività della Beata Maria Vergine a Roccadaspide, nel Cilento; la seconda è l’Immacolata Concezione di Paolo Finoglio, proveniente dal convento francescano di San Lorenzo Maggiore a Napoli. Entrambi gli artisti furono seguaci di Caravaggio e nelle loro opere è possibile ritrovarne le tracce.
Le quattro tele testimoniano non solo le forti analogie tra il naturalismo spagnolo e quello napoletano, ma anche la circolazione dello stesso soggetto, negli stessi anni, nei due territori.
Velàzquez fu a Napoli in due occasioni, entrambe quando la città era sotto il dominio dei viceré spagnoli. La prima volta, tra l’estate del 1629 e la fine del 1630, soggiornò in Italia, e quindi nella città partenopea, per il classico viaggio di studio che molti artisti compivano nella penisola, per ampliare il proprio bagaglio culturale. Questo passaggio è attestato da un pagamento di 154 scudi che Velázquez riscosse recandosi di persona al Banco di San Giacomo, e cioè nello stesso luogo oggi sede partenopea delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo.
La seconda volta è avvenuta tra gennaio del 1649 e giugno del 1651, poiché, in quanto soprintendente alle opere d’arte delle residenze reali, ebbe il compito di acquistare dipinti e sculture per la collezione del re di Spagna.
Furono due momenti fondamentali per la maturazione artistica del maestro spagnolo, poiché ebbe modo di confrontarsi con l’influente aristocrazia locale e con i principali pittori dell’epoca, esponenti del caravaggismo napoletano.
Un’esperienza che trovò il suo massimo completamento stilistico in chiave naturalistica in patria, dove ebbe l’incontro folgorante con le opere di Caravaggio importate a Siviglia e in seguito, con quelle dei suoi discepoli.
Le due tele della National Gallery evidenziano l’influenza del naturalismo caravaggesco nell’opera del maestro spagnolo: «Due capolavori di Velázquez dalla National Gallery accolti a Napoli – commenta il direttore generale delle Gallerie d’Italia Michele Coppola – mentre il nostro Caravaggio festeggia a Londra i duecento anni del prestigioso museo inglese, è circostanza straordinaria che nasce da un lungo legame di amicizia, scambio e condivisione».
Il museo di Napoli, insieme a quelli di Milano, Torino e Vicenza, è parte del progetto museale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, guidato da Michele Coppola, Executive Director Art, Culture & Heritage della Banca.
Adriana Talia