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De Cataldo: “Non riuscivo a scrivere Romanzo Criminale. Scattone e Ferraro? Non credo di aver sbagliato”

MondoDe Cataldo: “Non riuscivo a scrivere Romanzo Criminale. Scattone e Ferraro? Non credo di aver sbagliato”

ROMA – Giancarlo De Cataldo, ex magistrato, scrittore, sceneggiatore: l’uomo che ha creato Romanzo criminale (“non riuscivo a scriverlo”). L’uomo che ha giudicato Scattone e Ferraro per il caso Marta Russo. Racconta, intervistato dal Corriere della Sera un mucchio di aneddoti. A cominciare dal primo impatto con la Banda della Magliana: “Claudio Sicilia, pentito, incontrato in carcere. La prima volta che l’ho visto mi disse ‘sapesse, dottore, che cos’hanno combinato questi qua…’, lo ammazzarono prima del processo. Nessun giudice voleva farlo. Il mio presidente fu chiamato in Corte d’Assise a celebrarlo e mi chiese di andare con lui. Fino ad allora avevo fatto il magistrato di sorveglianza. Da quel momento in poi, mi resi conto che la cosa più lieve di cui mi sarei occupato sarebbe stata un omicidio”.
Romanzo Criminale fu uno straordinario successo ma “un altissimo dirigente dell’Einaudi dell’epoca, di cui non le faccio il nome, era più che scettico. ‘Vabbè, lo pubblichiamo, ma non venderà una copia’”. 
Scattone e Ferraro. “Nell’arco della mia vita da magistrato, tutte le volte in cui ho avuto la sensazione che non ci fosse la prova della colpevolezza ho votato o comunque contribuito all’assoluzione degli imputati, anche se erano pessimi figuri. E, mi creda, se qualcuno mi portasse la prova che ho sbagliato a giudicare, anche a tanti anni di distanza, sarei pronto a riconoscere l’errore. Già all’epoca del processo le condanne per l’omicidio di Marta Russo furono molto contestate. Come se l’accademia, e in quel caso l’istituto di Storia del diritto romano della Sapienza, fosse un luogo sacro in cui un magistrato non aveva il diritto di mettere il naso. Prima o poi tornerò su quel caso, credo”. 
Simonetta Cesaroni e il giallo di via Poma. “Il primo applauso ricevuto in vita mia alla lettura di una sentenza; quella di assoluzione in appello di Raniero Busco, il fidanzato della povera Simonetta all’epoca in cui era stata uccisa, indagato, rinviato a giudizio e condannato in primo grado a più di vent’anni dall’omicidio”.Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it

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