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Dal Veneto a Rimini per un foruncolo: prima della giusta diagnosi gira 4 ospedali

PoliticaDal Veneto a Rimini per un foruncolo: prima della giusta diagnosi gira 4 ospedali

RIMINI – Un pellegrinaggio di cinque mesi tra 4 ospedali di due Regioni diverse per uno strano foruncolo diventato un vero e proprio “bubbone”. I professionisti sanitari non solo non ne sono venuti subito a capo, ma hanno anche minimizzato il problema di una 21 enne di Castelfranco veneto, in provincia di Treviso, studentessa universitaria a Rimini: “Mi dicevano che mi inventavo i sintomi”. A riportare la ‘disavventura’ della ragazza è il quotidiano ilGazzettino.it

LE TAPPE E LE DIAGNOSI

Inizia tutto lo scorso 12 aprile, con un primo passaggio al pronto soccorso dell’ospedale della città della studentessa, Castelfranco: si era infatti accorta di questo “strano foruncolo”. Di lì la prima diagnosi: una semplice puntura d’insetto. Ma la situazione non è migliorata, anzi: dieci giorni dopo, il 22 aprile, si trova a Rimini, dove studia, e va al pronto soccorso dell’ospedale Infermi della città. Questa volta le dicono che è un “ascesso” e la rimandano ad una visita specialistica dal dermatologo. Il 17 maggio il medico dell’Usl di Rimini le diagnostica un’infezione, “favo sottoascellare”. Ma il problema resta.A fine luglio la studentessa torna in ospedale a Castelfranco “Questa volta mi parlano di idrosadenite ascellare”. Il problema non si rivolve ancora: a metà agosto si ritrova un ponfo sotto l’ascella, molto arrossato e dolente. Ma preferisce rivolgersi altrove: Il 16 va al pronto soccorso di Feltre, ma “dopo 4 ore di attesa ho deciso di tentare con Belluno”. Dove però la visita con una dottoressa si risolve nel peggiore dei modi: “Mi ha solo detto che avevo tanta immaginazione e che mi inventavo i sintomi”, riporta la ragazza. Per avere la diagnosi corretta, bisogna aspettare la fine di agosto, quando la ragazza torna a Rimini: dopo un semplice esame colturale e antibiogramma con un dermatologo specialista si scopre che si tratta di un’infezione da stafilococco aureo. E solo così può iniziare la terapia specifica.

L’USL VENETA: “PURTROPPO PUÒ CAPITARE”

Il quotidiano veneto riporta infine le dichiarazioni di Francesco Benazzi, direttore dell’Usl della Marca trevigiana: “Il problema vero, forse, è stato alla base, con il medico di famiglia – dice Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria- la giovane è stata poi visitata anche un dermatologo. Non c’è molto da dire se non che è una cosa che purtroppo può capitare”. “Per noi uno stafilococco aureo viene trattato come un codice bianco in pronto soccorso – aggiunge – forse era il caso di valutare meglio e fare un tampone, ma anche così per avere l’esito ci vuole qualche giorno”. Infine, “sarà mia cura analizzare il caso- conclude- e confrontarmi con il primario di Castelfranco chiedendo maggiore attenzione in futuro su situazioni di questo tipo”.

(foto di apertura di repertorio)
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