Allarme del capo dello Stato per astensionismo e indebolimento Stati
Roma, 17 dic. (askanews) – L’appello rivolto alle più alte cariche istituzionali, ai rappresentanti del mondo politico e sociale per la fine di questo 2024 da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è a “ad amare e prendersi cura della democrazia” evitando “conflitti e radicalizzazioni” ma ricercando invece quella “armonia” che tiene in vita la nostra Repubblica.
Ad ascoltare il discorso alle alte cariche nel salone dei Corazzieri al Quirinale ci sono i presidenti del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e della Corte Costituzionale, Augusto Barbera e anche tanti altri esponenti del governo, della maggioranza e dell’opposizione, tra gli altri Elly Schlein e Giuseppe Conte.
Il quadro disegnato dal capo dello Stato alla fine di questo anno è desolante: “in questo periodo siamo attraversati da sentimenti contraddittori: da una parte il bisogno di condividere la speranza per un futuro di serenità e di pace, cui si affiancano le prospettive che le scoperte della scienza offrono all’umanità. Dall’altra la profonda preoccupazione di un tempo caratterizzato da guerre e violenze che rendono incerto l’orizzonte del mondo intero”. E di fronte a scenari così complessi bisogna anche ammettere che “oggi prevale il conflitto. La politica e la diplomazia appaiono sovente accantonate dalla scelta delle armi, operata da chi ha dato avvio alla guerra. Le istituzioni sovranazionali ne risultano indebolite”. La preoccupazione di Mattarella è rivolta soprattutto ai giovani che si confrontano con un mondo così travagliato: “Occorre una approfondita riflessione sui danni che questa deriva emotiva può produrre nel lungo periodo sulle donne e sugli uomini di domani, sui loro sentimenti”.
“Abituandosi a convivere con l’odio si rischia di diffonderlo, di renderlo inestinguibile” avverte il capo dello Stato secondo il quale da qui parte quell’aumento della violenza intorno a noi, nelle nostre società”. Ma per il presidente della Repubblica questo non è un destino segnato anzi, il suo invito è a “reagire, riaffermare con forza e convinzione le ragioni della pace, della civiltà, della convivenza, di un mondo libero, solidale, interdipendente. Obiettivi per i quali il Governo è impegnato nella ricerca del dialogo e della collaborazione, con attenzione particolare nei confronti dei Paesi del Sud del mondo”, come si registra con la recente apertura all’accordo Mercosur. “Non possiamo tornare indietro, non possiamo rassegnarci al disordine e al conflitto permanente” è il suo monito.
Nel suo ragionamento sullo stato di salute delle democrazie occidentali il capo dello Stato annota una “progressiva polarizzazione” che tocca tanti aspetti della vita sociale e che non riguarda solo la politica. Insomma, manca il dialogo e si afferma la radicalizzazione delle posizioni mentre, avverte Mattarella “il pluralismo delle idee è l’anima la democrazia” a fronte di “conflitti alimentati e amplificati da un uso distorto e irresponsabile dei social media che, talvolta, divengono strumenti perversi di divisione, di condizionamento acritico, di deliberato travisamento della realtà, contraddicendo il loro autentico ruolo”. A proposito del ruolo dei social media Mattarella torna sui rischi legati alla concentrazione di ricchezza e potere nelle mani di pochi Over the top della tecnologia: “Grandi società che dettano le loro condizioni ai mercati e – al di sopra dei confini e della autorità degli Stati e delle Organizzazioni internazionali – tendono a sottrarsi a qualsiasi regolamentazione, a cominciare dagli obblighi fiscali”.
Questi nuovi soggetti mettono in discussione l’esistenza stessa e la funzione dello Stato che nella storia era quello che governava anche la forza militare con una “una progressiva privatizzazione del potere pubblico da parte di potenze finanziarie private, capaci di sfidare le prerogative statuali”. Ma la libertà, la sicurezza e il bene comune possono essere assicurati soltanto “dalla tenuta e dal consolidamento delle istituzioni democratiche, unico argine agli usurpatori di sovranità”, avverte. Per preservare la democrazia Mattarella invita a tornare alla comunità e ai rapporti umani tra le persone, alla partecipazione “unica, impegnativa e concreta alternativa alle lacerazioni delle nostre società, allo svuotamento di senso, alla disaffezione, alle mille solitudini che abitano le nostre città”.
“Leggo con queste lenti il crescente e preoccupante fenomeno dell’astensionismo, registrato nelle tornate elettorali da diversi anni a questa parte – osserva -. Una democrazia senza popolo sarebbe una democrazia di fantasmi. Una democrazia debole”. Ecco perchè è necessario “recuperare il rapporto tra persone e istituzioni”.
E proprio al termine di alcune giornate di dibattito politico particolarmente acceso Mattarella invita al dialogo: “Sovente parliamo della stabilità come di un fattore determinante del patrimonio di credibilità e di buona reputazione di un Paese. Ma ci sono, prima ancora, fattori che non dobbiamo sottovalutare: valori comuni e condivisi, cultura, sentimenti popolari che ci fanno riconoscere come un unico popolo, legato da un comune destino”. E per preservare l’unità di un paese la ricetta del capo dello Stato è ancora una volta la Costituzione, il “riferimento sicuro i suoi valori fondativi: la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la solidarietà. I diritti inalienabili di ogni persona. Vuol dire anche riconoscere che vi sono interessi nazionali che richiedono la massima convergenza. Ad esempio il rispetto dei trattati e delle alleanze internazionali, la difesa e la sicurezza dei nostri concittadini e delle infrastrutture strategiche, la salvaguardia dell’ambiente e la messa in sicurezza dei nostri territori. Non possiamo dividerci su questi obiettivi, che sono inevitabilmente di lungo periodo e vanno dunque perseguiti con un impegno che va oltre le maggioranze e le opposizioni di turno”.
Infine, e non è la prima volta che Mattarella ne parla, il richiamo a rispettare i propri ruoli istituzionali, sapendo che hanno dei limiti: “senza invasioni di campo, senza sovrapposizioni, senza contrapposizioni” ricordando che “il servizio che si svolge è a garanzia della dignità di ognuno, a prescindere dall’appartenenza politica” perchè “la Repubblica vive di questo ordine. Ha bisogno della fiducia delle persone che devono poter vedere, nei comportamenti e negli atti di chi ha responsabilità, armonia tra le istituzioni”. L’augurio quindi a tutti coloro che oggi sono venuti al Colle per il tradizionale scambio di auguri è “poter essere all’altezza delle nostre responsabilità”.