(Adnkronos) – Indagini, un caso da risolvere e, soprattutto, un colpevole da trovare. Elementi che appassionano da sempre. Un interesse – dietro cui spesso si cela morbosità – che non è mai morto. Al contrario, è vivo. Anzi, vivissimo. Negli ultimi anni, serie di finzione o docu-serie, tengono incollato il pubblico davanti allo schermo. Sulla scia del ‘true cime’ è in arrivo ‘Avetrana – Qui non è Hollywood’ di Pippo Mezzapesa, in anteprima alla 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma e dal 25 ottobre su Disney+.
A 14 anni dall’omicidio di Sarah Scazzi, si ripercorre la vicenda in quattro episodi attraverso altrettanti punti di vista: quello di Sarah (interpretata da Federica Pala), di Sabrina Misseri (cugina della vittima, interpretata da Giulia Perulli), Michele Misseri (lo zio, interpretato da Paolo De Vita) e Cosima Misseri (la zia, interpretata da Vanessa Scalera). È il 26 agosto 2010 quando ad Avetrana, un piccolo paese ai margini del Salento vacanziero, la quindicenne Sarah Scazzi esce di casa per non farne più ritorno. Tutto il paese è in subbuglio, in particolare la cugina Sabrina, spigliata estetista che nella sua casa di via Deledda, proprio quel pomeriggio, l’aspetta per andare al mare. Ma mentre tutti la cercano, Sarah è già stata sepolta in fondo a un pozzo dove verrà ritrovata dopo 42 giorni dalla sua scomparsa, in quello che è diventato a tutti gli effetti un reality show dell’orrore.
Raccontata finora solo dai giornali e trasmissioni storiche come ‘Chi l’ha visto?’, ‘Storie maledette’ e ‘Un giorno in pretura’, la cronaca nera è diventata un elemento centrale nel mondo della serialità. E quando il ‘true crime’ chiama, Netflix risponde. Oltre il serial killer Jeffrey Dahmer e i fratelli Menendez accusati di aver ucciso i loro genitori alla fine degli Anni 80, la piattaforma è tornata sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi con ‘Vatican Girl’. Il 22 giugno 1983 Emanuela, una ragazza di 15 anni che viveva nella Città del Vaticano, è scomparsa in circostanze misteriose. La doc-serie racconta in modo dettagliato questa storia, che ha colpito l’Italia intera, attraverso le interviste alla famiglia Orlandi e con testimoni che non avevano mai parlato prima. Nel corso dei 4 episodi, nuove voci dipingono l’immagine di un’oscura rete di segreti tenuti nascosti ad ogni costo. La serie è condotta dal fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, e dal giornalista italiano Andrea Purgatori (morto il 19 luglio 2023), che ha seguito il caso sin dall’inizio.
Di recente su Netflix è uscita ‘Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio’, la docu-serie sviluppata e diretta da Gianluca Neri, che ripercorre in cinque episodi la vicenda di Yara Gambirasio, scomparsa a soli 13 anni una sera del novembre 2010 a Brembate di Sopra (Bg) mentre percorre i 700 metri che separano casa sua dalla palestra in cui pratica ginnastica ritmica. La serie ricostruisce l’indagine sulla scomparsa della ragazza, che culmina con l’arresto di Massimo Bossetti. Il lungo processo investigativo e giudiziario rivela la verità riguardo ad alcuni legami familiari della famiglia Bossetti, mettendo in luce dettagli intricati e spesso controversi sull’investigazione. Attraverso testimonianze, ricostruzioni, interviste esclusive (compresa quella allo stesso Bossetti e alla moglie Marita) e materiali inediti si esplorano gli eventi legati al caso, le accuse di depistaggio e i sospetti sui metodi investigativi.
Sulla piattaforma è attesa ‘Il Mostro’ di Stefano Sollima, ancora senza data di uscita. Il regista di ‘Acab’ racconta in 4 episodi il ‘Mostro di Firenze’, l’appellativo che i giornali hanno dato al serial killer che tra il 1968 e il 1985 ha ucciso otto coppie di amanti, appartate nelle campagne fiorentine, e uccise sempre con la stessa arma, una Beretta 22.
A riempire le cronache anche il caso di quello di Elisa Claps. A raccontarlo è l’omonima serie Rai con Gianmarco Saurino, che interpreta il fratello Gildo Claps. Ma anche la docu-serie di Pablo Trincia ‘Dove nessuno guarda’, disponibile su Sky. Racconta la scomparsa della giovane studentessa, Elisa Claps la mattina del 12 settembre 1993. E il cui mistero viene risolto, in parte, solo nel marzo del 2010 quando il suo corpo viene ritrovato, ormai mummificato, nel sottotetto di una chiesa di Potenza. Una storia ricca di colpi di scena, depistaggi, segreti ed errori commessi durante le indagini. Un caso che probabilmente si sarebbe potuto chiudere dopo pochi giorni, ma che si trasforma in un giallo durato più di diciassette anni, permettendo al killer, Danilo Restivo, di uccidere ancora.
Tra le ‘storie maledette’ anche quella della studentessa Marta Russo, raccontata nella docu-serie di RaiPlay ‘Il delitto della Sapienza’. Il 9 maggio 1997 Russo è stata colpita alla testa da un proiettile, mentre camminava nella città universitaria della Sapienza di Roma, dove studiava Giurisprudenza. È morta 5 giorni dopo. La Rai ripercorre la vicenda attraverso le registrazioni audio del diario intimo e segreto di Marta, sinora mai reso pubblico, il racconto inedito di una storia che ha sconvolto e appassionato il Paese.