I suggerimenti e le valutazioni del network di professionisti
Milano, 22 ott. (askanews) – Con la fine di ottobre scade la possibilità di aderire al concordato preventivo biennale, nonostante il recente appello al MEF da parte dell’Ordine nazionale dei commercialisti per richiedere una proroga dei tempi considerati troppo stretti per gestire la richiesta da parte di una potenziale platea di quasi 5mila contribuenti aventi diritto. Tra questi, le PMI italiane (con ricavi non superiori a 5 milioni di euro), liberi professionisti e partite Iva a regime forfettario. Il network Partner d’Impresa, rete nazionale di professionisti specializzati in diverse aree economiche e fiscali, presenta numeri e un’analisi del contesto.
Secondo i più recenti dati del Ministero delle imprese e del Made in Italy, relativi al primo trimestre del 2024, le startup innovative in Italia sono 12.954, un numero lievemente in calo rispetto all’anno precedente giustificato però da un consistente aumento di PMI innovative, che rappresentano lo stadio successivo di evoluzione economica delle startup innovative (+12,7% nel 2023 rispetto all’anno precedente e +400 unità nel 2024 rispetto all’ultima rilevazione di fine 2023). Va segnalato inoltre che i trend positivi e in aumento della capitalizzazione totale e media delle startup rilevati nella ricerca rappresentano dati confortanti rispetto alla solidità del settore. “Si tratta di un’opportunità per pianificare con maggiore precisione il proprio futuro fiscale; tuttavia, come ogni scelta strategica, richiede una valutazione attenta e un’analisi finanziaria organizzata per non incorrere in potenziali rischi” spiega Maria Grazia Tumolo, commercialista del network.
Le sei considerazioni da fare prima di aderire al Concordato, a cura di Maria Grazia Tumolo del network nazionale Partner d’Impresa: Valutare il Potenziale di Crescita: un’occasione per tech, digitale e forfettari, attenzione alle fluttuazioni del mercato: agricoltura e turismo settori a rischio; opportunità di ridurre i controlli fiscali; pianificazione a lungo termine; tendenze del Fisco per gli anni a venire “Premesso che occorre fare una verifica puntuale dei requisiti di accesso e valutazioni soggettive caso per caso, potremmo individuare dei pro e contro che devono guidare le scelte degli imprenditori” spiega Tumolo.
Sono da considerare diversi vantaggi dell’aderire al Concordato, tra cui l’esenzione sulle eccedenze di incassi: se il reddito supera quello concordato l’azienda non pagherà ulteriori imposte; di contro però, se il reddito effettivo dovesse risultare inferiore, l’imposta da pagare resterà sarà quella definita, al di là delle potenziali perdite. La riduzione dei controlli fiscali è un’altra delle voci positive ma a riguardo c’è ancora incertezza normativa: l’Agenzia delle Entrate è ovvio che potrà sempre sanzionare violazioni gravi e far scattare accertamenti in caso di attività non dichiarate per importi superiori al 30% dei ricavi. La prevedibilità delle imposte è un valore positivo perché consente di pianificare con anticipo il carico fiscale che viene inoltre ridotto dalla normativa. È E’ previsto infatti che vi sia un risparmio di imposta sui redditi concordati mediante il pagamento di tasse ridotte sugli incrementi di reddito, tramite una flat tax definita. Allo stesso tempo però si va incontro a una perdita di flessibilità, venendo meno la possibilità di effettuare operazioni straordinarie come fusioni, vendita di quote e scissioni societarie.
Con il Concordato Preventivo Biennale (CPB), il Fisco propone al contribuente di impegnarsi a pagare fin da ora un certo ammontare di imposte per gli anni 2024 e 2025, a prescindere dall’effettivo reddito che andrà a conseguire per detti anni. La proposta unilaterale formulata dal Fisco viene elaborata tenendo conto del reddito dichiarato per il 2023 e del punteggio ISA (indici sintetici di affidabilità – ex Studi di settore) presente all’interno del Modello Unico. Il reddito proposto per il biennio 2024 e 2025 risulterà tanto più alto rispetto a quello del 2023 quanto più basso è il punteggio ISA. L’obiettivo del Legislatore è quello di indurre il maggior numero di contribuenti a raggiungere il punteggio massimo ISA che è pari a 10. E per dare maggiore appeal alla proposta, ha inserito, in seconda battuta rispetto alla prima formulazione della norma, un incentivo consistente: l’applicazione di una flat tax più bassa rispetto a quella ordinaria da applicare solo sul maggior reddito 2024 e 2025 rispetto al 2023. L’intento di questa iniziativa del Governo è di poter ridurre la pressione fiscale e soprattutto le aliquote Irpef grazie alle eventuali maggiori entrate incassate con le adesioni al concordato.