La Commissione Bilancio della Camera ha respinto alcune proposte di modifica alla Legge di bilancio. Tra queste, la proposta di una nuova rottamazione delle cartelle richiesta dalla Lega e data quasi per certa e la riduzione dei compensi percepiti all’estero dai politici, la cd. Norma anti-Renzi.
Dei poco più 4.500 emendamenti alla Legge di bilancio, circa 1.300 erano stati dichiarati inammissibili a causa della “materia trattata” o per “carenza o inidoneità di compensazione”. Tuttavia, sabato 16 novembre, la Commissione Bilancio della Camera ha riammesso circa 65 emendamenti che erano stati respinti il giorno precedente. Durante la riunione, è stata fissata la nuova scadenza per presentare una prima parte degli emendamenti segnalati, circa la metà, mentre la seconda metà sarà presentata mercoledì 20 alle ore nove. Per quanto riguarda gli emendamenti dichiarati inammissibili, dovranno essere ripresentati in altre forme o in altri provvedimenti, altrimenti saranno definitivamente cancellati.
Tra i principali emendamenti respinti, assume visibilità particolare la bocciatura della nuova rottamazione quinquies delle cartelle richiesta dalla Lega. Questa proposta riguardava la definizione agevolata dei carichi affidati all’agente della riscossione per le cartelle dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2023, con un pagamento suddiviso in un massimo di 120 rate uguali. È stata dichiarata inammissibile per “carenza o inidoneità di compensazione”. Attualmente è all’esame del decreto Fisco un emendamento di Forza Italia, in discussione presso la commissione Bilancio del Senato che mira a riaprire i termini della rottamazione quater, estendendoli alle cartelle dal primo luglio 2022 al 31 dicembre 2023, con la possibilità di pagare in un’unica soluzione o in 18 rate.
Anche la proposta di limitare i compensi percepiti all’estero dai politici è stata esclusa dagli emendamenti alla Legge di bilancio. L’emendamento, presentato da FdI è stato dichiarato inammissibile dalla commissione Bilancio della Camera per estraneità di materia. La modifica, che ha suscitato particolari polemiche sui compensi delle consulenze all’estero dell’ex premier Matteo Renzi, prevedeva un tetto massimo di ricavi di cinquantamila euro lordi. Il divieto avrebbe riguardato i membri del governo, parlamentari, presidenti di Regione ed europarlamentari italiani.
Tra le iniziative inizialmente accantonate e poi riammesse in Parlamento ci sono quelle riguardanti il rafforzamento dei fondi pensione. In particolare, il testo propone l’apertura di una nuova finestra semestrale durante la quale i lavoratori possono scegliere di trasferire il trattamento di fine rapporto (Tfr) dall’azienda alla previdenza complementare, applicando la regola del silenzio-assenso. Se il dipendente non esprime una preferenza entro i 6 mesi, il datore di lavoro trasferirà automaticamente il Tfr ai fondi pensione.
Restano esclusi anche gli emendamenti per l’innalzamento a cinquemila euro della soglia di detrazione per le spese scolastiche e quello per garantire libri gratis agli alunni di tutte le scuole, proposto dal PD.
Tra le altre proposte di rilievo ancora in discussione, ci sono i nuovi finanziamenti proposti dalla Lega per il Ponte sullo Stretto, per un importo di circa 3 miliardi di euro. Inoltre, Forza Italia ha avanzato la proposta di destinare il fondo mutui prima casa alle coppie under 30 che intendono sposarsi. Rimane anche la proposta della Lega di rinviare e rateizzare il secondo acconto di imposte e contributi per i lavoratori autonomi.
Un’altra interessante proposta che ha superato il vaglio di ammissibilità riguarda gli affitti; la Lega aveva proposto di estendere la cedolare secca a tutti i Comuni italiani. Attualmente, infatti, la cedolare al 10% è riservata esclusivamente ai Comuni con carenza di soluzioni abitative, densamente popolati o colpiti da calamità naturali.
Stefano Botta