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Cnpr forum, Concordato preventivo biennale, croce o delizia per le partite iva?

AttualitàCnpr forum, Concordato preventivo biennale, croce o delizia per le partite iva?

De Bertoldi: “Da ‘Concordato benefici per l’intero sistema”

Turco: “Concordato si è trasformato in condono”

Zanella: “Pronti emendamenti in Aula per il Bilancio”

Merola: “Continue modifiche intollerabili e inique”

“Ritengo che lo strumento e la filosofia della riforma fiscale, che prevede un dialogo preventivo con il contribuente, abbia una sua logica e possa portare dei benefici all’intero sistema.

Però, naturalmente, bisogna dare i tempi giusti per poter assimilare e trasmettere i concetti ai propri clienti e quindi agli stessi contribuenti, per poterli metabolizzare. La proroga rientra nella logica di un sistema che vorrebbe funzionare meglio. Mi auguro quindi che venga accolta”.

Lo ha dichiarato Andrea De Bertoldi, parlamentare di maggioranza in Commissione Finanze alla Camera, nel corso del Cnpr forum “Concordato preventivo biennale, croce o delizia per le partite iva?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca.

L’altro aspetto – ha aggiunto De Bertoldi – è che forse si potrà intervenire meglio sulle cause, anche esimenti, nel caso di eventi eccezionali che sono previste ma che andrebbero meglio definite a tutela della buona fede del contribuente che prende un impegno con l’Amministrazione finanziaria.

Ritengo, infine, che delle risposte vadano date anche sul tema degli organici dell’amministrazione finanziaria perché i commercialisti e gli esperti contabili da tempo hanno difficoltà a dialogare”.

Forte critica è stata espressa dal senatore Mario Turco, vicepresidente nazionale del M5s: “La riforma del fisco del governo Meloni disattende tutti i suoi obiettivi iniziali. Non riduce le tasse ai contribuenti, non contrasta adeguatamente l’evasione fiscale, non semplifica il calendario fiscale che resta zeppo di scadenze.

Oltre 20 condoni con una serie di depenalizzazioni. Il Concordato, da strumento innovativo che doveva migliorare il rapporto tra fisco e contribuenti, si è trasformato in un condono per gli anni 2018/2022 e in un condono preventivo per gli anni 2025/2026.

Chiediamo dunque al governo come andrà a ridurre le tasse per il ceto medio, obiettivo irraggiungibile a causa della scarsa adesione del Concordato”.

Critiche giungono anche da Virginio Merola, capogruppo del Pd in Commissione Finanze a Montecitorio: “È necessario capire come verranno riaperti questi termini, si parla di un nuovo provvedimento.

Quello che sta diventando davvero intollerabile sono le continue modifiche che complicano ulteriormente il lavoro dei professionisti e, soprattutto, creano incertezza tra i contribuenti. Noi siamo fermamente contrari a questo ‘Concordato’.

Ci chiediamo come sia possibile gestire un sistema fiscale frammentato in così tanti rivoli, che continua a generare discriminazioni tra famiglie e imprese. Crediamo che sia fondamentale arrivare a un sistema fiscale chiaro, in cui ogni contribuente sappia esattamente cosa deve pagare.

Invece, si sta creando una situazione di incertezza che, nonostante la competenza degli addetti ai lavori, rende impossibile affrontare serenamente il risultato finale”.

Per Luana Zanella, presidente del gruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera: “I diritti di contribuenti e professionisti, in particolare di commercialisti ed esperti contabili, vanno garantiti. Le misure del governo sulla riforma fiscale dimostrano l’incapacità di prendere a cuore il sistema contributivo nel suo insieme.

Siamo molto preoccupati e presenteremo opportuni emendamenti per l’interesse generale in occasione del dibattito sulla legge di bilancio”.

Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, diversi sono stati gli interventi dei professionisti:

Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti ha sottolineato che “il Concordato Preventivo Biennale è stato modificato più volte in maniera sostanziale. Un istituto stravolto rispetto alla versione originale da diversi decreti.

Abbiamo chiesto già da settembre scorso più tempo perché c’eravamo resi conto che queste modifiche impattavano nella scelta che dovevano effettuare le partite iva.

E noi commercialisti dobbiamo renderli consapevoli di una scelta che li vincolava per due anni. Così non è stato. Siamo stati costretti a proclamare l’astensione collettiva, che ricordo a tutti è prevista dal 31 di ottobre fino al 7 novembre.

Le quattro associazioni promotrici (Anc, Andoc, Fiddoc e Unico) hanno attivato tutte le procedure previste dal Codice di autoregolamentazione con le comunicazioni inviate a tutti gli enti preposti (Mef, Agenzia delle Entrate, Autorità garante dello sciopero e dell’astensione collettive).

Nelle ultime ore si parla con insistenza di una riapertura dei termini. Noi dobbiamo invece mettere in sicurezza anche tutti i colleghi che non hanno avuto il tempo necessario per poter inviare entro la scadenza le dichiarazioni dei propri clienti. Infine, coloro che aderiscono al ravvedimento speciale non sono esenti da accertamenti.

Dal nostro osservatorio, non più del 15% dei contribuenti aderirà al ‘Concordato’. Ciò crea un minor gettito di quanto previsto con ulteriori difficoltà in sede di Manovra di bilancio”.

Fabiana Di Lauro, presidente della Federazione donne dottori commercialisti ed esperti contabili ha evidenziato: “Il ‘Concordato’, così come era stato concepito, sarebbe stato sicuramente un flop.

Difatti numerose sono state le modifiche che ha subìto questo nuovo strumento fiscale, fino a giungere ad interventi che lo hanno modificato in modo sostanziale. Ricordiamo, ad esempio, l’impatto del decreto omnibus e del decreto anticipi.

Diventa a questo punto necessario rivedere tutte le valutazioni che erano state fatte inizialmente ed incontrare nuovamente i propri clienti alla luce delle novità, per analizzare i vantaggi o gli svantaggi che il concordato poteva riservare ad ogni partita IVA.

Ancora oggi i dubbi sono molti, tant’è vero che sono continue le FAQ dell’Agenzia delle Entrate per chiarimenti. Per questo l’associazione Fidapa ha aderito all’astensione nazionale.

Tutti noi commercialisti non siamo stati messi nelle condizioni professionali e deontologiche per svolgere al meglio il nostro mandato.

Mi auguro che vengano riaperti i termini per l’adesione in modo da poter dare la possibilità a tutti di valutare correttamente le opportunità o meno derivanti dall’adesione al concordato.

Secondo Mario Michelino, presidente dell’Associazione nazionale dottori commercialisti “Nel momento in cui si vanno a toccare quelle che sono le norme tributarie, è indispensabile e necessario coinvolgere i commercialisti non ex post ma già nella stesura delle norme per verificare quali possono essere gli impatti operativi nel momento in cui si vogliono applicare queste norme.

I commercialisti rappresentano l’anello di congiunzione tra imprese, contribuenti e fisco e sono loro che poi dovranno applicare le norme, e utilizzare quei software che hanno reso possibile l’informatizzazione del fisco italiano.

A pesare non sono solo la mancanza di proroga dei termini per l’adesione al concordato ma anche le criticità di quelli che sono gli aspetti operativi, l’incertezza normativa, i continui disservizi del sito dell’Agenzia delle entrate che non hanno reso possibile la consultazione e lo scaricamento di file necessari per l’elaborazione del concordato preventivo biennale e del ravvedimento speciale.

Infine la minaccia velata a chi non avrebbe aderito di venire sottoposto a particolari accertamenti. Uno scivolone che non fa assolutamente bene al rapporto tra contribuente e fisco.

Per il numero uno dell’Unione Italiana Commercialisti, Domenico Posca “i commercialisti non sono contro il ‘Concordato’, lo consideriamo uno strumento di compliance fiscale ma hanno avuto pochissimo tempo per valutarne la convenienza.

A partire dall’esigenza di valutare i costi per l’adeguamento nel modello unico agli Isa. Poi in tempi ristretti si è inserito il ravvedimento speciale 2018/2022 a costi contenuti che ne ha cambiato l’approccio da mera valutazione di adesione a un patto per il futuro diventa valutazione di conseguenza per ciò che è già stato.

Sono questi i motivi della proclamazione dello sciopero a fronte del rifiuto dell’Amministrazione a voler rinviare questa scadenza. Ora si parla di riapertura dei termini invece di proroga che noi salutiamo con favore consentendo a chi non ha ancora aderito di poterlo fare con maggiore tranquillità”.

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