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Cinema, Le Giornate del Cinema Muto ritornano a Parigi

AttualitàCinema, Le Giornate del Cinema Muto ritornano a Parigi

Dal 6 al 26 novembre, con molti titoli presentati a Pordenone
Roma, 5 nov. (askanews) – Le Giornate del Cinema Muto ritornano a Parigi grazie alla partnership avviata nel 2018 con la Fondation Jérome Seydoux-Pathé, punto di riferimento in materia di conservazione e salvaguardia del patrimonio cinematografico muto. Con il titolo “Le Giornate del Cinema Muto, sélection du festival de Pordenone 2024”, anche quest’anno sarà proposta nella sala della Fondazione parigina, dal 6 al 26 novembre, una rassegna con numerosi titoli presentati alla 43esima edizione delle Giornate, da poco conclusa al Teatro Verdi di Pordenone. Sono 15 le proiezioni in programma, tutte con accompagnamento musicale dal vivo e tutte con replica, per un totale di 30 appuntamenti.
Il direttore del festival Jay Weissberg, che ha curato la selezione insieme alla Fondation Seydoux-Pathé e che sarà nella capitale francese dal 20 al 26 novembre, ha detto che “fra gli obiettivi delle Giornate vi è quello di ampliare gli ambiti di ricerca e di studio sul cinema muto abbattendone i confini affinché paesi, temi, registi e generi solitamente trascurati siano finalmente integrati nella storia del cinema e nella programmazione cinematografica, perché solo così si può comprendere a fondo questa forma d’arte e l’epoca in cui essa è nata e si è sviluppata”. Fondamentali in questo senso sono state quest’anno le retrospettive dedicate all’Uzbekistan e all’America Latina, alle quali viene dato ampio spazio anche nel programma parigino. Della prima saranno riproposti due film – Ikkinchi Xotin (La seconda moglie, 1927) di Mikhail Doronin e Eshon Qizi (La figlia del Santo, 1931) di Oleg Frelikh – che illustrano la condizione femminile in un Paese in transizione, sospeso fra tradizione e dettami del regime sovietico. Per offrire una panoramica delle industrie cinematografiche in America Latina, inevitabilmente influenzate dalle produzioni statunitensi ed europee ma colte anche nel tentativo di liberarsi dal mantello del colonialismo per trovare la propria voce, sono previste sei proiezioni con titoli da Argentina, Brasile, Colombia e Messico.
Non mancano film da altre sezioni del programma delle Giornate 2024, come Dinty (1920) e Song (1928), con la star cinoamericana Anna May Wong, e due classici del Canone rivisitato, l’italiano Rapsodia satanica (1915-1917) di Nino Oxilia e Three Women (Tre donne, 1924) di Ernst Lubitsch. Fra le riscoperte e i nuovi restauri, tornano sullo schermo la frizzante commedia Saxophon-Susi (1928) di Karel Lamac, con Anny Ondra, e il curioso quanto spettacolare Folly of Vanity (1925) di Maurice Elvey e Henry Otto. Dei lavori che a Pordenone hanno celebrato l’arte di Ben Carré ripercorrendone la carriera di scenografo dalla Francia a Hollywood vengono riproposti La mort de Mozart (1909) di Étienne Arnaud e The Pride of the Clan (1917) di Maurice Tourneur, con Mary Pickford. La visione di sei cortometraggi di D.W. Griffith del 1908 riportati a nuova vita grazie alla Film Preservation Society in collaborazione con la Library of Congress permetterà anche al pubblico parigino di ammirare la straordinaria qualità di immagini finora visibili solo in copie di cattiva qualità.
Un documentario svedese del 1926 rinnoverà la fascinazione per i paesaggi dell’estremo Nord mentre la retrospettiva dedicata alla Sicilia è rappresentata da L’appel du sang (La voce del sangue, 1919) di Louis Mercanton, girato in gran parte a Taormina e dintorni. Il film, tratto dal romanzo dello scrittore inglese Robert Hichens e interpretato da Ivor Novello, è stato inserito nel programma del Festival des Fiertés, festival delle culture e identità LGBTQIA+.

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